Maple Glider – To Enjoy Is The Only Thing

Francesco Amoroso  per TRISTE©

Non vi sentite un po’ nauseati quando vi capita di imbattervi in una delle frasi o dei meme motivazionali che riempiono le bacheche di tutti i social network? Non succede anche a voi che tutti quei maledetti aforismi, quelle citazioni (spesso decontestualizzate) e quelle insulse pillole di saggezza popolare piuttosto che motivarvi, vi facciano saltare la mosca la naso? Che l’unica vera motivazione che vi danno è quella di andare a cercare chi le ha condivise per farlo pentire della sua scelta sconsiderata?

La mia idiosincrasia per questo tipo di frasi è tale che ho sviluppato una specie di radar e, così, appena ne sento, anche da lontano, l’odore, scappo a gambe levate.
Non sempre, tuttavia, il confine tra una frase motivazionale e una riflessione sincera e, magari, edificante è così evidente.
Così quando ho letto il titolo scelto dall’australiana Tori Zietsch, in arte Maple Glider, per il suo album d’esordio, ho subito pensato di trovarmi di fronte alla solita banalità circa l’importanza di godersi la vita, di non pensare al passato, di accogliere positivamente anche i momenti bui e chi più ne ha, più ne metta.
Non potevo essere più lontano dalla realtà.

To Enjoy Is the Only Thing è una raccolta di nove canzoni incantevoli e delicate che, se in qualche modo riescono a suonare edificanti e serene, racchiudono in loro una profonda e inestirpabile tristezza.

Le parole e i suoni dell’artista australiana veicolano un’atmosfera solitaria e malinconica, ma riescono allo stesso tempo a trasmettere calore e affetto. La chitarra acustica suona luminosa, il pianoforte ha note sparse e delicate. In alcuni passaggi (la struggente Baby Tiger, la fraglie ballata Be Mean, It’s Kinder Than Crying) sembra di trovarsi al cospetto di registrazioni casalinghe e incontaminate o, meglio, di una donna dalla voce angelica che suona la chitarra acustica nel vostro tinello, ma tutto l’album ha un sapore artigianale che non può che rimandare ai classici del folk a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.
Le tracce che lo compongono si presentano spoglie e inermi, il che permette alle melodie di brillare limpide e alla voce di Zietsch di elevarsi.

La sua musica è come la sua voce: tremante eppure sicura, fragile ma cristallina, contiene in sé un senso di perdita, ma è anche intrisa di fiducia e promessa. Le scarne melodie si fanno languide ed eteree anche quando trasmettono il vuoto dolore della solitudine e della perdita: quando, in Friends canta: “I’ve served coffee in five different cities now” non sappiamo se sorridere o avere il cuore spezzato.
To Enjoy Is the Only Thing è prodotto da Zeitsch e Tom Iansek, in maniera attenta e accurata, senza andare mai oltre le piccole coloriture che servono a impreziosire il lavoro della chitarra acustica e del pianoforte, se non nella magnifica Good Thing, certamente il momento più pop del lavoro con la chitarra elettrica e la batteria e la voce di Tori sempre melodiosa e carezzevole che si concede qualche sublime variazione di tono.

La capacità di Tori Zietsch di scrivere canzoni poetiche, senza un filo di retorica (e lontanissime quindi dalle orride frasi motivazionali) che affrontano l’amore, la perdita, la dipendenza, è evidente in innumerevoli passaggi dell’album: nell’introduttiva As Tradition afferma “Love is just a word I have learned/ I may use at my own expense“, o in Good Thing nella quale, laconica, e in pochi versi, sciorina una verità incontrovertibile “But I guess that’s how we learn/ By setting fire to things that bring us life/ Before we’ve got to watch them burn/ And so I’ll say goodbye/ Because I’d rather kill a good thing/ Than wait for it to die” o, ancora, nella desolata View From This Side (che potrebbe essere dedicata alla madre), quando confessa un ingenuo e tenero tentativo di piacere “I know, you see the beauty in dust so/ I try to lift all of it up and press it against my eyelids“.

Ogni passaggio di questo piccolo album mette in evidenza l’innata naturalezza nel cantare di Zietsch e dimostra la sua attitudine lirica e l’inclinazione per l’introspezione. Un’introspezione che può portare alla conoscenza di sé e alla saggezza.
C’è un’emotività e una tenerezza al nucleo di queste canzoni vellutate che fanno sì che To Enjoy Is The Only Thing possa, probabilmente suo malgrado, essere l’album giusto per infonderci coraggio e speranza in un momento di difficoltà.

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