
Francesco Amoroso per TRISTE©
“April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.“
(T.S. Elliot – The Waste Land)
Il mio professore d’inglese del liceo ere un tipo che adesso definirei eccentrico. All’epoca, probabilmente, avrei usato aggettivi diversi, suppongo meno lusinghieri, ma devo rendergli merito di avermi introdotto a uno dei poemi che più mi hanno affascinato e che hanno maggiormente forgiato il mio gusto e le mie preferenze estetiche e poetiche.
A distanza di oltre trentacinque anni, ancora ricordo a memoria i versi che aprono The Waste Land. Se dovessi esprimere a parole il perché il poema di Elliot mi è tornato ancora una volta in mente ascoltando l’EP d’esordio di una giovane musicista inglese, avrei qualche difficoltà, ma credo abbia a che fare con le immagini oscure e cariche di simbolismo evocate dai quattro brani che compongono A Comforting Notion, prima uscita ufficiale di Jojo Orme, in arte Heartworms.
Jojo Orme arriva dalla piccola cittadina di Cheltenham, è affascinata da tutto ciò che storia militare e, a quanto pare, ha dovuto sempre fare i conti con razzismo e sessismo, senza che questo ostacolasse la sua voglia di emergere e lo spirito creativo.
Nella sua biografia (per ora stringata, data la giovane età) si racconta che da ragazzina adorava Prince e Michael Jackson (idoli di sua madre) e che, solo più tardi, è rimasta affascinata da artisti più alternativi, quali PJ Harvey, Interpol, Kraftwerk e The Clash.
Tutto sommato, nelle quattro composizioni di A Comforting Notion e nell’immaginario artistico di Heartworms non è difficile cogliere l’influenza di questi artisti. Ciò che, invece, sorprende è la passione di Orme per The Shins, la band che, sempre stando alle cronache, l’ha ispirata a imbracciare una chitarra e ne ha ispirato testi e modo di cantare. Anzi il nome del suo progetto viene proprio dal titolo dell’album della band americana uscito nel 2017. Sfido chiunque, ascoltando le sue canzoni a farsi venire in mente The Shins, ma non resta che prenderne atto.
Se gli indierockers residenti in Oregon hanno battezzato il progetto e ne hanno influenzato i contenuti, è la passione di Orme per la storia militare che ne ha caratterizzato l’immaginario visivo: Orme – che lavora come volontaria presso il Royal Air Force Museum di Hendon – veste vecchie divise prive di insegne e cappelli militari a bustina e ha addirittura avuto l’opportunità di avere un modellino di aereo Spitfire della Airfix (il marchio di modellismo più rinomato al mondo) customizzato Heartworms!
Orme, insomma, sta costruendo un personaggio, ma, fortunatamente, senza trascurare affatto il lato musicale del progetto che, del resto, è quello che qui davvero ci interessa.
A Comforting Notion – prodotto dal grande Dan Carey e pubblicato tramite la sua etichetta Speedy Wunderground – è un lavoro chiaramente influenzato dal post-punk, con particolare predilezione per quel sottogenere che da queste parti una volta chiamavamo dark ma che ormai si definisce gothic, di cui rielabora tematiche e sonorità, iniettando nuova linfa vitale in un filone che sembrava avere probabilmente detto tutto.
Le chitarre effettate e il basso pulsante dell’apertura Consistent Dedication, non possono non rimandare ai Cure più oscuri mentre, procedendo nel brano, si incontrano chitarre taglienti alla Bauhaus e ritmiche incalzanti che esplodono quando la voce di Orme passa dalla sottile tensione e dai toni gelidi alla Siouxie a un urlo impetuoso (“Ugly is the man, he’ll chew his eyes/ Tumble from the high, full of surprise“).
La successiva Retributions of An Awful Life è una canzone irresistibile, agitata e oscura, caratterizzata da chitarre al vetriolo e ritmiche urgenti e incontenibili. Un testo che sembra essere uscito dalla penna del Robert Smith più visionario (“Look at me, I can fly/ That’s the way it’s happening/ You could feel this all the time/ Let’s just take another three/ Up the wall, through the trench/ This will quit your life dry/ This will kick your life high/ But to quench your life, why?“) e che contempla la fuga dalla fatica dell’esistenza quotidiana (“When you’re young decisions aren’t that fun/ I hear you running from fear you worry about”), completa una composizione frenetica ed eccitante, le cui sonorità sono raramente riscontrabili nel panorama sonoro odierno.
La title track è più oscura e sinuosa e cresce tesa e affilata, supportata da synth gelidi e da una linea di chitarra secca, fino a che la voce di Orme non si fa più animata al punto di esplodere.
L’Ep si chiude sulle note di 24 Hours, le cui ritmiche crescono costantemente fino a diventare convulse, ma che si sviluppa quasi come un brano pop adolescenziale (“I wish I had detention to stay away from there“) nel quale tastiere e chitarre sempre spigolose, supportano un cantato mai così disteso per poi prendere il sopravvento e trasformare la coda della canzone in un incubo alla Pornography.
Con A Comforting Notion, Orme ha creato un lavoro cupo e oscuro, teso, sinistro e drammatico, ma mai eccessivamente teatrale. Heartworms è un progetto che, seppure ai suoi primi vagiti musicali, suona sincero e pieno di passione e che, pur prendendo ispirazione (magari di seconda mano) dalle sonorità più tetre e minacciose degli eighties, riesce a convincere e ad ammaliare, rendendo A Comforting Notion un lavoro originale e assolutamente personale.
Mi auguro davvero che Jojo continui così e che il suo talento le permetta di produrre presto nuove meraviglie musicali. Ne abbiamo bisogno.