
Peppe Trotta per TRISTE©
È possibile condensare in poco più di venti minuti l’intero ventaglio di esperienze maturate nell’arco di oltre venticinque anni di carriera? Sembrerebbe un’impresa piuttosto ardua, soprattutto se riferito a un artista che ha sperimentato molteplici soluzioni per dare forma definita alla propria ispirazione, lasciandosi guidare di volta in volta dalle sensazioni del momento e dalla voglia di misurarsi con altri musicisti.
Eppure Damien Jurado ne è stato capace e il risultato è il terzo album pubblicato per Maraqopa Records, etichetta da lui fondata due anni or sono.
Sometimes You Hurt The Ones You Hate è appunto un concentrato delle tante variabili assunte dal suo cantautorato talentuoso, dagli esordi folk prodotti sotto l’egida della Sub Pop e successivamente affinati e ampliati nei lavori usciti per la Secretly Canadian, passando per le trame elettriche venate di psichedelia scaturenti dalla sua collaborazione con il compianto Richard Swift.
Un caleidoscopio, breve quanto sfaccettato, ancora una volta incentrato su racconti di una vita ordinaria fatta di difficoltà e malinconie.
L’apertura affidata a James Hoskins è di quelle fulminee, elettrica ed incalzante, strutturata su una sezione ritmica serrata che guida i riff psych-rock della chitarra e gli arrangiamenti sempre presenti, ma tenuti in secondo piano. Ben diverso è invece il ruolo delle rifiniture nella successiva Neiman Marcus, ballata ariosa impreziosita dai fiati con cui si inizia a passare a toni più sommessi.
È un processo di graduale riduzione che prosegue attraverso la toccante A Lover, A Balcony Fire, An Empty Orchestra e culmina nel folk essenziale di Mr. Frank Dell, per poi ritrovare brio nelle sonorità retrò di In A Way Probably Never, che con i suoi cori e quel suono tipico della chitarra elettrica trasporta direttamente negli anni 50.
C’è poi spazio per il Jurado più introspettivo, quello a cui bastano voce e chitarra per confezionare una canzone di rara fattura quale A Buildings Kind Of Building, prima di congedarsi con un ultimo sussulto corale che evidenzia soprattutto il rimpianto per un percorso, tutt’altro che minore, chiuso troppo rapidamente.