Scott William Urquhart & Constant Follower – Even Days Dissolve

Francesco Amoroso per TRISTE©

I lie, not thinking, in the cool, soft grass,
Afraid of where a thought might take me – as
This grasshopper with plated face
Unfolds his legs and finds himself in space.

(Norman MacCaig – Summer Farm)

Da quando Keats e Yeats erano da una parte e Wilde dall’altra, la mia grande passione per la musica mi ha sempre portato ad allargare la mente e a scoprire altre meraviglie.
Allora furono (prima della scuola) le poesie di due autori notissimi a tutti, ma non a un ragazzino italiano sedicenne, più recentemente ho avuto la fortuna di scoprire una poetessa imprescindibile come Wendy Cope.
Stavolta, ancora grazie alla musica (che in questo paese si continua a considerare “leggera”), scopro le liriche di Norman MacCaig, poeta scozzese nato a Edimburgo all’inizio del secolo scorso e molto noto in Scozia, tanto da essere considerato il “grande vecchio della poesia scozzese“, il cui lavoro è caratterizzato da sottile umorismo e dall’osservazione attenta e amorevole per il mondo naturale.
Nel nuovo album dei miei amatissimi Constant Follower tre mie grandi passioni -musica, poesia e… Scozia- si fondono per creare un’opera che in meno di mezz’ora, riesce ad arrivare dritta al cuore.

Dalle note che accompagnano Even Days Dissolve (titolo che da solo vale una poesia), secondo album dei Constant Follower di Stephen McAll, stavolta in collaborazione con il chitarrista folk (scozzese anche lui, naturalmente) Scott William Urquhart, scopro che la poesia di MacCaig ha avuto grande importanza per McAll, che ha trovato in essa conforto e sostegno durante il lungo periodo di convalescenza che il musicista di Stirling ha dovuto affrontare in seguito di un attacco violento e non provocato che lo ha lasciato con catastrofiche ferite alla testa, parzialmente paralizzato e incapace di scrivere o suonare la chitarra (“La sua poesia mi è stata presentata dalla mia insegnante di scuola superiore, la signora Tatarkowski, ed è stata la prima prosa che ho potuto leggere e capire quando mi stavo riprendendo da un trauma cranico. Quindi il suo lavoro occupa uno spazio profondo nel mio cuore. Non credo che nessun poeta o cantautore abbia eguagliato la sua capacità di catturare lo spazio e la meraviglia della bellezza naturale della Scozia”).

Even Days Dissolve diventa così una sorta di rispettoso tributo a McCaig, un tributo sentito e magnificamente architettato, nel quale la poesia dell’autore scozzese si compenetra perfettamente nelle sonorità create dalla chitarra acustica di Scott William Urquhart e dai Constant Follower.
Gli otto brani che compongono l’album sono caldi e accoglienti, meditativi e pieni di vita. Tenui ballate folk, scandite dal fingerpicking di Urquhart, dalla voce quieta e profonda di McAll e dalla presenza di alcuni ospiti che contribuiscono a renderne magiche le atmosfere (il sassofono di Matt Carmichael, le armonie vocali di Amy Campbell, l’arpa di Andy Aquarius) che si dipanano nell’arco di quasi mezz’ora, elegantemente arrangiate e magnificamente eseguite,
Even Days Dissolve è un atto d’amore verso la natura, un lavoro nel quale le pause e i silenzi sono sullo stesso piano delle note e un oasi di tranquilla bellezza.

È la stessa voce registrata di Norman McCaig a essere presente in due canzoni, Wild Cameraman, probabilmente il brano più significativo ed emozionante dell’intero lavoro (la voce di supporto principale è della figlia tredicenne di McAll, Islay), e la conclusiva Comes A Silence, impreziosita dallo straordinario apporto del sassofono e dell’arpa.
Altrove, canzoni come Waves Crash Here, nella quale la chitarra acustica di Urquhart dialoga con una chitarra elettrica e con aeree linee di synth, o la breve e tenerissima Watching the Black River Run, incentrata sul fingerpicking di Urquhart, sulla voce profonda di McAll e sulle sparse note di piano suonate da Mark Tranmer (GNAC e The Montgolfier Brothers), suonano come una sorta di personalissimo connubio tra il folk di matrice americana e le atmosfere più rilassate del post rock e dell’ambiet music, esercizio nel quale i Constant Follower sono veri maestri.

Gli strumentali Song for a Willow Tree e la title track mostrano tutta la destrezza e l’ispirazione di Urquhart, con florilegi di chitarra struggenti e impressionistici, accompagnati da eterei passaggi di synths e armonie vocali.
Ash Wednesday Slow è un toccante e malinconico spoken word ad opera del rapper di Glasgow CRPNTR, mentre Space Between Stars si colloca in uno spazio liminale tra sonno e veglia: non è difficile immaginare i musicisti sdraiati nella brughiera, in una notte di mezza estate, a contemplare il cielo infinito che si stende davanti ai loro occhi.

Ciò che rende unico e profondamente poetico Even Days Dissolve, tuttavia, al di là delle analisi più o meno minuziose delle sonorità che lo caratterizzano, è l’evidente amore che i suoi artefici vi hanno infuso. L’atmosfera che si respira tra i solchi (come si diceva una volta) di questo album è la stessa che potremmo trovare in una serata tra amici che suonano per il piacere di farlo e che contemplano, ammirati, la fragilità e la vastità della natura e l’infinita bellezza della poesia.

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