Do Nothing – Snake Sideways

Francesco Giordani per TRISTE©

Temevano che la band di Nottingham, che tanto ci aveva colpito con le pastose ruminazioni falliane di LeBron James (in pratica gli Yard Act con tre anni d’anticipo), si fosse persa dopo aver messo a segno due colpi consecutivi non da poco come gli ep Zero Dollar Bill del 2020 e Glueland del 2021.
L’esordio lungo Snake Sideways mette a tacere le nostre paure, dimostrandole ingiustificate, e rilancia semmai le ambizioni di una band che, sebbene ancora non del tutto capace di scindersi dalla cosiddetta scena neo-post-punk di provenienza, pare quantomeno aver trovato la via, non priva di peripezie, per arrivare esattamente al centro di sé stessa.

Come già accaduto con gli Hotel Lux e gli Italia 90, il tempo che gli Inglesi hanno investito nel lavoro di ricerca e nutrimento della propria formula espressiva non è stato affatto infruttuoso. Lo dimostra un disco dalla natura spiccatamente cantieristica, “sperimentale” se si vuole, che, pur non essendo riconducibile al genere concettuale o alla metaletteratura tout court, è di fatto un album che parla, anzi canta, dell’impossibilità di realizzare un album. Impossibilità che, si apprende, il cantante e autore Chris Bailey, fra desertificazioni post-pandemiche e conseguenti “balbuzie creative”, ha davvero vissuto sulla propria pelle, come tanti altri assieme a lui (ricordate quel diffuso adagio secondo il quale la Pandemia ci avrebbe finalmente donato il tempo per concepire opere ancor migliori nel campo della musica, del cinema, del romanzo? Ebbene, ora sappiamo che si trattava di un auspicio ben poco profetico…).

Proprio l’impossibilità di “prendere la parola”, il terrore di un’afasia tragicomicamente confinante con la rinuncia stessa alla volontà di dir pur qualcosa di sensato, diventa in Snake Sideways argomento di discussione e invenzione lirica, tema musicale e dunque fonte di ispirazione, vitale catalizzatore di immagini, acrobazie e spericolate connessioni metaforiche. Del resto da una band chiamata Do Nothing un certo qual raffinato gusto per il paradosso era il minimo che potessimo aspettarci.

Le canzoni di Snake Sideways tengono rigorosamente fede alle premesse descritte, abbozzando un repertorio surreale di figure sghembe, sfuggenti, sparpagliate fra generi e richiami formali apprezzabilmente eterogenei, che vanno dalla new wave di marca enoana alla psichedelia, dall’indie-rock anni Zero all’avanguardia e al quasi post-rock neo-minimalista della nuova scuola londinese. Brani come Amoeba, The Needle, Fine, Moving Target o Happy Feet colpiscono anche l’orecchio più avvezzo imponendo il loro profilo mosso di microdrammi del non-senso quotidiano, di minuscole commedie canore di un “niente” (“Don’t freak out if you don’t know what you’re doing / I don’t either”) che incombe e oscilla pericolosamente sulle nostre vite come un’accetta appesa ad una cordicella invisibile di nylon.  

Anzi, a voler essere un po’ fantasiosi, l’impressione è che questo album d’esordio sublimi in sofisticata, a tratti barocca, epopea art-rock tutti quei nostri “Niente” che troppo spesso (non) rispondono alla domanda “Perché non parli? Cosa c’è che non va?”.

Anche solo l’essere riusciti in una simile impresa vale ai Do Nothing autentica gloria in quest’estate 2023.

2 pensieri su “Do Nothing – Snake Sideways

  1. Pingback: Le firme di TRISTE©: il 2023 di Francesco Giordani | Indie Sunset in Rome

  2. Pingback: Le firme di TRISTE©: Francesco Amoroso racconta il (suo) 2023 | Indie Sunset in Rome

Lascia un commento