“Oh, ma il Fanfulla non aveva chiuso?”
“NO. Si è spostato”
Che poi non si è spostato. Ha allargato la sua seconda sede, il Forte Fanfulla. La prima, purtroppo, non c’è più. Ma che volete farci, le cose cambiano. Non cambia però lo spirito del Fanfulla, locale “cuore” del Pigneto. Che magari odiate. Che magari non sopportate più perchè è dieci anni che ci andate. Ma in cui alla fine tornate sempre. E siete pure felici.
Stasera al Forte Fanfulla c’è/ci sono Babalot, ossia Sebastiano più vari amici. Il loro primo disco risale al lontano 2003. Ve ne sono stati altri due nel frattempo (2005, 2011) e sembrerebbe che un altro sia in cantiere.
Negli ultimi anni in italia c’è stata una nuova vena indie/cantautoriale (Brunori Sas, Colapesce, Le Luci della Centrale Elettrica, etc etc). Io personalmente (ma sono gusti personali) non vado pazzo per il genere. Ma con Babalot è un’altra storia. Sicuramente fa parte di questo filone (e in qualche modo ne anticipa tempi), ma come tutte le cose buone rimane leggermente ai margini (vicino anche ad un più internazionale indie/folk), senza farsi imbrigliare, ed anzi prendendosi gioco dell’atteggiamento un pò spocchioso di certi ambienti.
Ma soprattutto Babalot scrive bene. Una scrittura che ha degli echi nella storia passata e recente della musica italiana, ma che (fortunamente) è priva del lato più qualunquista di Rino Gaetano e dell’assurdo fine a se stesso di Tricarico. Quello che più apprezzo è il lato ironico di un autore che racconta storie (serie) senza prendersi troppo sul serio.
Dobbiamo aggiungere che anche il live (non il primo che ascoltiamo di Babalot) è sempre un momento interessante, in cui i testi non rimangono gli unici protagonisti sul palco. Ed anche questa sera infatti il concerto è stato apprezzabilissimo. Un’oretta in cui sono stati ripercorsi pezzi dei vecchi album insieme a nuove canzoni. Speriamo possa uscire presto il nuovo disco.
Nel frattempo, attenti agli attacchi avventati mentre giocate a risiko.