Nel cervello esiste una sostanza chiamata ossitocina, un neurormone in grado di scrivere nel nostro cervello quali siano le persone, gli animali o le cose che ci rendono felici. Fin dal momento in cui veniamo alla luce. Il primo episodio in cui si scatena l’aumento di questa sostanza è uguale per tutti: la prima poppata.
Era il 2004, mi trovavo al lavoro, e tra colleghi eravamo soliti proporre qualcosa da ascoltare durante il “faticoso” mestiere di tabaccaio. Così, tra un pacchetto di sigarette, una schedina e una ricarica telefonica, ci nutrivamo di musica, non sempre gradita alla colorata clientela.
Misery Is A Butterfly, era il disco che Alfredo – alias “Il ragioniere” – appasionato lettore de “Il Mucchio”- ci propose quel giorno.
Fu così che (con un po’ di ritardo) feci la mia prima poppata di Blonde Redhead.
Negli anni a seguire, mi dedicai all’ascolto dei precedenti lavori, in attesa che qualcosa di nuovo saltasse fuori. Ci vollero tre anni. Tre lunghissimi anni. E sembra che questo sia il tempo necessario affinché Amedeo, Simone e Kazu partoriscano ogni creatura.
Stavolta, però, ad uscire il 3 Marzo, a tre anni dal preziosissimo Barragàn, “putroppo” non è un “Long-Playng”, bensì un “Extended” di quattro brani, anticipato di qualche settimana dal singolo (omonimo) 3 O’Clock.
Sono ormai lontani i tempi delle schitarrate alla Sonic Youth. Col tempo le chitarre hanno perso le distorsioni, e i synth – sempre più – sono diventati gli strumenti che arricchiscono i brani e ne compongono la melodia.
Graffiante, elegante e futuristico più che mai, questo lavoro spinge la band a guardare lontano, dopo l’orizzonte e oltre.
In attesa di poter ascoltare un nuovo LP (sperando non passi troppo tempo), noi colpiti da “Blondredheadite acuta” ci accontentiamo a malapena di queste quattro tracce, speranzosi che le lancette corrano velocissime in salaprove.
Bilanciate come dio comanda il vostro impianto stereo e godetevi questi meravigliosi ventuno minuti.