Aldous Harding – Designer

ALDOUS HARDING - DESIGNERID_12 Sleeve 5mm MPO Spine

Francesco Amoroso per TRISTE©

Sarebbe bello poter vivere una vita nella quale ci fosse concesso di accedere alle sensazioni limbiche di timore, angoscia, senso d’ignoto, vuoto, viltà, invidia, disprezzo, rancore e attrazione per il lato sbagliato delle cose, senza però rischiare davvero, senza essere costretti ad abbracciare l’oscurità, senza essere travolti e sedotti dai cattivi sentimenti.

Insomma vivere una vita riparata e tranquilla, senza, però, rinunciare all’adrenalina e all’eccitazione che arrivano solo dalle situazioni incognite e pericolose, dal fascino del male.

Mi rendo conto che forse è chiedere troppo, eppure un’esistenza fatta di sola sicurezza e di situazioni confortevoli risulterebbe fatale per chiunque.

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Big Thief – U.F.O.F.

Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©

Nella sua più recente recensione su queste pagine, Francesco Amoroso ci racconta di come ormai tutto corra velocemente: di come il passato più prossimo diventi vecchio in poche ore e di come l’unica cosa che conta sia il “Qui ed Ora”.

Credo la situazione sia ancora peggiore. Se l’Hic et Nunc di Orazio (o il Da-sein di Heidegger) sollecitavano infatti a prendere consapevolezza del momento in cui stiamo vivendo (e delle proprie azioni) senza essere intrappolati nel passato o nel futuro, quello che invece subiamo oggi è una continua estraneazione dal luogo in cui siamo, il Qui, grazie alla tecnologia, e da quello che stiamo facendo, l’Ora, grazie ad una continua proiezione ansiogena verso il Dopo.

Ed anche in ambito musicale, per recuperare il discorso di Francesco, la tendenza è quella di rincorrere l’hype (una aspettativa per quello che ancora deve arrivare), mentre nel momento in cui un disco esce, già pensiamo di non avere più tempo da dedicargli.

Tutto questo a discapito della qualità dei nostri ascolti (e delle nostre vite).

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BeMyDelay – Bloom Into Night

Agnese Sbaffi per TRISTE©

Che fine fanno le condizioni ideali che si manifestano agli occhi di qualcuno troppo concentrato a immaginarle? Che succede ai più di tutti gli aggettivi entusiasmanti quando l’ombra di un ricordo si riflette nello specchio del presente?

Perché di tutti i se che una mente può calcolare ci sfugge sempre il fotogramma chiave?
Cosa mi ha tenuta inchiodata alla sedia quando ho sentito forte chiamare il mio nome dalla finestra?

“Three swords pierce my heart…
and if you can help me…
and I know that my love should be stronger. My love should be stronger.”

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These New Puritans – Inside The Rose

Francesco Giordani per TRISTE©

In un periodo di per sé già piuttosto nero per il cosiddetto rock d’arte (o “art rock”, dir si voglia) britannico, un album ispirato come Inside The Rose assume quasi le sembianze di una Speranza, con tutte le maiuscole del caso.

Caduto a brevissima distanza dalle quasi simultanee morti, davvero imprevedibili, davvero strazianti, di Mark Hollis e Scott Walker (quest’ultimo Americano per nascita, ma naturalizzato Inglese quasi per destino), il ritorno dei fratelli gemelli George e Jack Barnett ravviva infatti – e nel migliore dei modi – una certa idea, così profondamente inglese, di quella che, con fare un po’ temerario, potremmo ribattezzare “canzone aperta” e che, con ogni evidenza, molto deve, tra gli altri, ai due nomi illustri citati qualche rigo più sopra.

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