Breve storia (per) TRISTE©.
Giovedì 6 aprile ore 03 :01 AM
La mia dannata insonnia, non mi farà addormentare ad un orario decente nemmeno questa sera. In televisione non c’è nulla di bello. Rimpiango di non essere andata a bere una birretta “casual” con alcuni amici. Nella mia mente echeggiano alcune parole di un libro appena finito e la stridente” voce” del mio cervello, che continua a farmi stare sveglia nonostante i ripetuti sbadigli.
Ingobbita come un cammello, con gli occhi rossi, i capelli arruffati e una calzetta mancante mi alzo e guardandomi allo specchio penso di essere l’incarnazione di Satana.
D’improvviso ricordo di dover scrivere una nuova recensione, così prima di “morire di sonno” abbozzo qualche riga, certa che persino i neofiti apprezzeranno: dopotutto questa è una review che racconta del nuovo capitolo (dopo otto anni di silenzio) dell’avventura di Spiral Stairs.
Spirital Stars è lo pseudonimo di un uomo che nello scorso secolo è riuscito a creare la storia della musica grazie a quel genere indie/slacker-rock che ha contraddistinto uno dei maggiori gruppi degli anni 90: non avete ancora capito di chi parlo? Scott Kannberg, fondatore dei tanto amati Pavement.
Dopo lo scioglimento di questo rivoluzionario gruppo, Scott fa ritorno in scena con i Preston School of Industry per poi abbandonare il progetto subito dopo l’uscita del secondo disco, inaugurando nel 2009 la propria attività solista con il progetto Spiral Stars.
Pubblicato nel marzo di quest’anno, Doris & the Daggers è un LP di 10 tracce che vede la collaborazione di vari artisti come Kelley Stoltz, che con la chitarra acustica accompagna la voce di Scott nelle canzoni AWM e The Unconditional (quest’ultima dedicata alla figlia di Kannberg), Matt Berninger (The National) al basso e nei cori di Exiled Tonight, Kevin Drew voce per la canzone Emoshuns, e Justin Peroff (Broken Social Scene) alla batteria in sostituzione di Darius Minwalla ex batterista dei Preston School of Industry a cui viene dedicata la traccia Angel Eyes per la prematura scomparsa poco prima di aderire al progetto.
Scott Kannberg elabora un songwriting che tocca una grande varietà di stati d’animo e soggetti, senza far mancare dei piccoli “impreziosimenti” con delicati suoni di ottone in Trams e adorabili synth in No Comparison (la mia preferita).
Doris and the Daggers in qualche modo echeggia suoni di melodie passate, profumando la stanza di quella affascinante melanconia nostalgica anni 90. Un disco sincero e godibile che vi consiglio di non farvi sfuggire.
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