MasciaTi – Svegli Sempre

Francesco Giordani per TRISTE©

Non dormo più come un tempo.

Il mio sonno, da un giorno all’altro, ha cambiato consistenza, è diventato un cristallo fragilissimo, che mi si sbriciola fra le lenzuola al minimo urto.

Mi sveglio, mi viene sete, non trovo la posizione, mi riaddormento, poi un rumore, provo a leggere due paginette, ho freddo ai piedi, la coperta è d’improvviso pesantissima, come pietrificata, ma a riaccendere il telefono mi sentirei in colpa e allora spengo la luce.

Resto in pensiero, anzi in sospeso, per minuti, forse ore, fino a quando, quasi per noia, riprendo sonno. O meglio: il sonno mi si riprende. Non saprei dire da cosa dipenda esattamente. Ho cambiato materasso, cuscino, pigiama, tisane, dieta, orari.

Ormai, beffa suprema, la stessa paura di non riuscire a dormire mi toglie il sonno.

Anche MasciaTi (al secolo Mascia Timpone), nel suo ep d’esordio Svegli Sempre, appena uscito, si chiede “Ma che cos’è che ci fa restare svegli sempre?” E, se la giovane cantautrice di Latina si guarda bene dal rispondere a tale domanda, già il semplice fatto che qualcuno, oltre a me, se la ponga, mi è di non poco conforto.

Svegli sempre esce peraltro per Gusville Dischi, una delle più significative etichette indie della provincia pontina, già griffe di band per me indimenticabili come Mendoza, Paalsa, The Real Beauties e, buoni ultimi, Chilly Willies. Mi piace ricordare che Gusville Dischi, in tempi drasticamente non sospetti (si era infatti nel 2013), dedicò all’odierno campione del nu-pop italiano Calcutta un godibilissimo e assai felice Tributo, al quale la stessa MasciaTi prese parte.

E proprio Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, ritroviamo qui nelle vesti di co-produttore e co-arrangiatore di ben due pezzi, l’eponima Svegli sempre, che trovo personalmente superlativa, e Rari.

MasciaTi dipinge le sue sottilissime quasi-malinconie con tratto piacevolmente sfumato, lanciando lo sguardo in scenari che piace immaginare popolati di letti ancora tiepidi, tende tirate, vapori di caffè che sibilano in cucina e domeniche di fine autunno schiantate nel silenzio metafisico dei lungomai di Latina.

L’erotismo vagamente latino di Pesca, nel suo cantilenare dolcissimi peccati di gola, rimescola torbidi riflessi del compianto Enzo Carella. Come il vento e Se faremo giorno danzano invece in un cono di luci morbidamente smorzate, che restituiscono l’intima ispirazione di uno stile in bilico fra bedroom pop e romantico italiano.

Svegliami, devo rivelarti un sogno. Così canta MasciaTi. E subito un’intuizione mi folgora: se la perdita del sonno è ormai, come temo, un irreversibile destino, resta tuttavia aperta la possibilità di vivere, anche da sveglio, dentro l’illusione di un sogno perenne.

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