Terry – I’m Terry

Sara Timpanaro per TRISTE©

“I’m Terry. Oh, you know me! There are two kinds of people in this world: not Terry, and Terry.”

Si apre così la presentazione di Terry, dividila in 4 e ottieni Al Montfort, Amy Hill, Xanthe Waite e Zephyr Pavey.

Mi sembra davvero divertente che il nome di una persona possa andare bene per 4.

Penso alle riunioni di condominio, alle discussioni al bar con l’amico o la fidanzata e quanta difficoltà spesso le persone hanno nel trovare un punto di incontro. Le parole diventano delle lame e spesso facciamo presto anche a diventare sordi.

Facciamo finta di non comprendere l’altro e pensiamo che l’importante è che salvo il nostro pezzo di terra. Ma forse quando si stratta di musica è sempre tutto diverso. Riusciamo a metterci in accordo, in qualche modo.

Oppure più semplicemente 4 persone, in Terry, si sono trovate in un progetto altamente concettuale, in cui l’unica coerenza che hanno sono i bellissimi cappelli indossati nei loro video.

Questo terzo album del gruppo di Melbourn non ha regole, è ribelle e suona così come si sente; delle volte è punk, delle volte diventa divertente, delle volte diventa cupo con forti tendenze wave.

Insomma Terry sa essere eclettica, sa inventarsi in ogni brano. È in grado di perdersi in versi cantilenanti, cori, synth, violini, e delle volte ti fa sentire come in un parco dei divertimenti musicali.

Sembra che ogni brano sia fuori da tutto il resto, ma funziona, rende dinamico l’ascolto ed è come percorrere le strade nel centro storico di una città: sai che dietro l’angolo può accadere l’imprevisto prevedibile.

I testi parlano di politica, di mancanza di riconoscimento sociale e di dispute con le forze dell’ordine; di ricchi e privilegiati, di mancanza di empatia, di maschilismo tossico. Ma Terry lo fa con modi gentili, lasciando ai suoni quel giusto equilibrio tra violenza e divertimento.

Esattamente come le riunioni di condominio, all’inizio si percepisce la tensione nell’aria poi se ti concentri un momento, togli il sonoro e immagini di metterci una base musicale divertente qualsiasi.

Allora prende tutta un’altra piega.

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