Hugar – Varða

 

Peppe Trotta per TRISTE©

Esistono luoghi che si riescono a sentire propri pur non avendoli mai visitati. Territori di cui si è letto, si è visto e ascoltato talmente tanto da sentirne vivida la percezione,  da possederne un’immagine apparentemente chiara e che si rivelerà puntualmente non corrispondente al dato reale, se mai con esso ci si troverà a confronto.

Per me questo luogo è l’Islanda, isola magica e misteriosa di cui negli ultimi anni abbiamo avuto modo di assaporare molteplici narrazioni sonore. Tra queste suggestioni musicali si aggiunge adesso un nuovo immaginifico percorso plasmato dagli Hugar.

Il duo formato da Bergur Þórisson e Pétur Jónsson, giunto alla pubblicazione del suo secondo lavoro, costruisce un ammaliante percorso tra i magnetici paesaggi della loro terra ibridando atmosfere neoclassiche e trame post rock, connubio certamente non inedito ma gestito con quel delicato equilibrio capace di dare origine a vivide visioni che si imprimono con forza ed immediatezza.

È una dualità tra cristalline melodie pervase di malinconica contemplazione e incalzanti strutture dall’eco epica che rispecchia la contrapposizione di emozioni divergenti scaturenti dal ritrovarsi in un luogo dalla bellezza ipnotica eppure profondamente impervio e difficile da vivere.

Un contrasto tra componenti eterogenee che informano le diverse tappe del viaggio e che a tratti si ritrovano sintetizzate nelle singole tracce (“Saga”, “Frost”) generando i momenti più coinvolgenti di un peregrinare intrigante che si chiude su una terminale ariosa visione colma di solenne stupore (“Land”).

Il sogno continua.

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