
Francesco Amoroso per TRISTE©
La possibilità che tutti potreste essere felici un domani è, tutto sommato, un’ipotesi che, di questi tempi, suona davvero come molto ottimistica.
E’ il segno dei tempi.
“You Might Be Happy Someday”: un titolo del genere, solo qualche mese fa, sarebbe suonato come l’ennesima dichiarazione triste e deprimente, un manifesto “miserabilista”, uno slogan da scrivere sulle magliette portate da giovani troppo autoironici, dal volto cupo e dallo sguardo sempre rivolto verso terra.
Ora, invece, la sola idea che, magari non subito ma prima o poi, in un futuro non necessariamente troppo lontano, potremmo arrivare a essere felici (anche se solo per un po’) sembra quasi essere un esercizio di ottimismo della volontà.
Naturalmente, visto che siamo sulle “pagine” di TRISTE© (e non in un trattato psico/sociologico) “You Might Be Happy Someday” è solo il titolo di un album di The Reds, Pinks And Purples, il progetto (quasi) solista di Glenn Donaldson che definisce la sua musica “pop DIY da cucina”.
L’artista di San Francisco è stato per anni uno dei pilastri della scena (psych)pop di quella città, avendo militato in band quali Skygreen Leopards e Art Museums e avendo collaborato, nei lunghi anni della sua onoratissima (ma un po’ oscura) carriera, con Woods, The Fresh & Onlys e The Mantles.
Per fortuna, a un certo punto si è reso conto (?) di avere un talento incredibile per scrivere canzoni indie-pop perfette e ha dato vita a The Reds, Pinks & Purples, rilasciando, a getto continuo, canzoni in modalità pay as you want su bandcamp.
Grazie al passaparola (e alla grande qualità delle sue composizioni) , il nome della “band” di Donaldson è stato presto sulla bocca di tanti appassionati del genere, fino a che una piccola etichetta spagnola, a settembre dello scorso anno, ha deciso di raccogliere il meglio della produzione dei rossi, rosa e viola su un vinile, Anxiety Art, andato esaurito in brevissimo tempo.
Anche il 2020 (e non poteva essere altrimenti, visto la grande quantità di tempo a disposizione da passare in cucina) è stato per Glenn un periodo prolifico e il nostro ha continuato a condividere brevi e.p. di due/tre canzoni tramite bandcamp con cadenza mensile.
E’ toccato stavolta alla Tough Love, label londinese che non sbaglia un colpo, ripetere l’operazione dello scorso anno e regalare ai fan un bel vinile rosa che contiene il meglio della produzione recente di Donaldson.
‘You Might Be Happy Someday’ è quindi, ufficialmente, la seconda opera dei TRP&P e, naturalmente, è un prodotto casalingo sincero e genuino, pieno di malinconia e tristezza, ma anche di tenui barlumi di speranza, di quell’ottimismo mansueto e schivo che caratterizza, da sempre, le migliori produzioni della scena indiepop.
Glenn Donaldson continua, con attenzione certosina, a creare capolavori minori con mezzi di fortuna e registrazioni rudimentali che, per ogni fan del bedroom pop DIY e del lofi twee, sono una manna dal cielo. In questo caso ci troviamo davanti a otto brani (forse l’unico difetto dell’album è la sua estrema brevità: con tutto il materiale di qualità a disposizione, perché limitarsi a sole otto canzoni?) immediati e fatti di dolci melodie pop e ritornelli semplici ma efficacissimi (che arrivano sempre al momento giusto) che raccontano con grazia e understatement storie quotidiane di dissidi con i genitori, di feste mal riuscite e di malinconica solitudine.
E il fatto (occorre, ogni volta, rimarcarlo poiché è sempre la prima critica che si sente quando si parla di indiepop) che non ci sia niente di innovativo in questi venticinque minuti di musica, invece di essere un difetto è uno dei punti di forza del lavoro: le canzoni di Donaldson suonano subito come vecchie conoscenze, quasi che, nonostante siano uscite negli ultimi mesi, siano lì da sempre, ad farci compagnia e tenerci caldi sin dall’adolescenza, ad aiutarci a rendere meno difficile quel passaggio all’età adulta che è un processo lento, inesorabile e che, di solito, continua fino alla fine dei nostri giorni.
The Reds, Pinks & Purples lavora(no) su sfumature color pastello, sulle tinte dell’autunno, racconta(no) la quieta disperazione, le piccole increspature sulla superficie immota dell’acqua, le occasioni mancate, le (rare) gioie sommesse.
A volte, improvviso, l’album si accende di un jangle pop più vivace, imperniato su passaggi di chitarra briosi e sulla batteria elettronica, come avviene in “Half-a-Shadow”, o nella title track “You Might Be Happy Someday”, come se gli East River Pipe si fossero impossessati di Donaldson, ma, sempre, le sue canzoni hanno tutto ciò che deve avere una perfetta canzone indiepop.
Citare “Last Summer in a Rented Room”, “Your Parents Were Wrong About You” o “Sex, Lies & Therapy”, invece delle altre cinque sarebbe solo come esprimere una preferenza tra mamma e papà: le otto canzoni che compongono l’album funzionano in maniera ineccepibile (e avrebbero funzionato allo stesso modo anche la trentina di canzoni che sono rimaste fuori dall’album) perché sono impeccabili, raffinati, mirabili esempi della classica pop song, quella nata per farci intenerire, anche solo per un momento, per permetterci una breve autocommiserazione senza troppa disperazione, per fungere da colonna sonora alle nostre giornate grigie e accompagnare i nostri languori.
La copertina dell’album ritrae uno scorcio di Richmond (come tutte le immagini che accompagnano gli e.p. di Donaldson), quartiere di San Francisco dove Glenn vive e crea le sue canzoni: un posto che, seppure colorato e pieno di sole, infonde, con le sue case color pastello, una certa dose di malinconia. La stressa malinconia pacata e soave infusa nelle canzoni che il musicista americano compone nella sua cucina.
Citare la Sarah Records, o le prime produzioni della Creation (o addirittura gli Smiths, come ho letto da qualche parte) non sarebbe sbagliato, ma non renderebbe merito a The Red, Pinks & Purples, ultimi eredi di una retaggio che, partendo dagli anni ottanta, non smette di dare frutti genuini e profondamente emozionanti.
Quelli dei The Red Pink & Purples sono stati i suoni che più degli altri hanno caratterizzato gli ultimi (grigissimi) undici mesi della mia vita e lo hanno fatto con discrezione e calore. Sono certo che potranno fare lo stesso per voi.
Sempre che abbiate il cuore nel posto giusto.
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