Complete Mountain Almanac – Complete Mountain Almanac

Francesco Amoroso per TRISTE©

Sarà una questione anagrafica, ma a me la parola Almanacco fa venire in mente solo una cosa: l’Almanacco del Giorno Dopo. era un programma “preserale” (dubito che allora si usasse questo termine, comunque) che iniziava con con l’indicazione delle effemeridi del sole e della luna, cioè dell’orario in cui sarebbero sorti e tramontati il giorno successivo, seguite dal santo del giorno e dalla rubrica “Domani avvenne“, con filmati storici, dedicati a un fatto accaduto in passato nel giorno dopo.
L’Almanacco del Giorno Dopo, con la sua sigla, le sue rubriche sempre uguali e dal sapore lontano di Italia rurale e bigotta, mi facevano sentire al sicuro e ora, inevitabilmente, mi rimandano a un passato idilliaco (naturalmente solo immaginato e non vissuto, visto che stiamo parlando degli anni di piombo…).
Sento la parola Almanacco e mi sento rasserenato.

Nonostante il suo titolo, non altrettanto confortante e rassicurante è Complete Mountain Almanac, il progetto musicale collaborativo fra la cantante e compositrice norvegese, ma residente in Svezia, Rebekka Karijord e la poetessa e artista multimediale Jessica Dessner (americana di base in Italia).
Karijord e Dessner si sono incontrate Brooklyn oltre venti anni fa e da questa amicizia, sedimentato nel tempo, è nata la volontà di unire le forze e collaborare. L’idea iniziale di Rebekka Karijord era quella di comporre un album sul cambiamento climatico in dodici suite, che rappresentassero i dodici mesi dell’anno e il ciclo di guarigione intrinseco della natura, e coinvolgere Jessica Dessner nella parte visiva del progetto.

Ma, ormai è storia conosciuta, plans can fall through (as so often they do) e, così, poco dopo l’inizio del progetto, a Dessner è stato diagnosticato un cancro al seno e il suo processo di guarigione ha cominciato a intrecciarsi con il progetto, tanto che, oltre a lavorare all’artwork, ha scritto un libro di poesie intitolato Complete Mountain Almanac. Nelle mani di Karijord queste poesie sono state plasmate in canzoni e l’esperienza della malattia e (per fortuna) della guarigione, hanno così informato quello che doveva essere, inizialmente, un progetto incentrato quasi esclusivamente sul cambiamento climatico.
Così, probabilmente in modo del tutto casuale, l’idea di base è diventata ancora più immediata, potente e coinvolgente: le idee della ciclicità della natura, della sua potenza e della sua capacita di guarire se stessa filtrate attraverso l’esperienza di Dessner hanno reso questo lavoro non solo un’ode alla natura stessa, ma anche una testimonianza di vita diretta e piena di speranza.
Mentre l’album attraversa le stagioni, è sempre più evidente la relazione tra la presa di coscienza dello stato del pianeta, funestato dalla crisi climatica, e la guarigione del corpo (“Nothing to do about that/ Everything happening to me/ Is of the earth/ I can give all this back to her/ She’s been sitting there/ Her greatest mysteries are not material/ Her hands open/ Her mouth open/Her body open“).

Il risultato sono dodici brani che, titolati come i mesi dell’anno (e concepiti come una lunga suite), finiscono per affrontare il decadimento e la guarigione, sia personale che universale (“She went to her great love/ Without her body intact/ Did he take her in his arms/ To love all that was left?Here she lived, here she is, she’s still here“).
La poesia di Dessner e la musica e le melodie di Karijord danno vita a toccanti composizioni, avvolte in armonie vocali celestiali -e a volte inquietanti- e in eleganti ed elaborati arrangiamenti d’archi, cui hanno collaborato i fratelli di Jessica, Aaron e Bryce Dessner di The National – che hanno anche co-prodotto l’album.
Complete Mountain Almanac è così un intenso e coinvolgente connubio tra folk, musica classica e musica da camera, un lavoro lirico e struggente, raccolto e intimo eppure, allo stesso tempo, potente e universale, costruito su strati e dettagli quasi invisibili che si rivelano solo con il tempo e i ripetuti ascolti.

Le canzoni che compongono il progetto sono state registrate a Parigi per lo più in presa diretta, con la voce di Karijord intrecciata alle chitarre suonate dai fratelli Dessner e con l’aggiunta di stratificazioni vocali, fiati e sintetizzatori e la collaborazione della Malmö Symphony Orchestra, che – in sei dei dodici brani- ha eseguito gli arrangiamenti scritti da Bryce Dessner.
Tali accorgimenti hanno fatto di Complete Mountain Almanac un brillante gioiello di eleganza e bellezza musicale, che può essere apprezzato sia nel suo insieme, come fluire sonoro coeso e coerente, sia nelle singole tracce, ognuna delle quali presenta caratteristiche distintive: è la voce di Karijord, sempre superba e affascinante, a essere il catalizzatore dell’angelica March o della minimale July, l’oscuro folk nordico a influenzare January, la chitarra delicata e l’orchestrazione a rendere aerea February, mentre October è ipnotica e November colpisce per le soluzioni ritmiche che ne fanno quasi una danza tradizionale.
In May (brano scelto per presentare la raccolta) le chitarre stratificate si inseriscono perfettamente nella impostazione cameristica del brano e, ancora, la voce emotiva di Karijord si libra sopra un delicato fingerpicking in December.

Complete Mountain Almanac è un progetto ambizioso, decisamente sofisticato e che non fa leva sulle facili emozioni. Anzi è proprio l’understatement, l’essere volutamente sobrio e minimalista, il maggior pregio di questo lavoro che sorprende per la sua capacità di coniugare il particolare e l’universale, la forza e la vulnerabilità, il coraggio e la quieta calma della poesia.

Nonostante il dolore, la paura e i timori veicolati dal progetto Complete Mountain Almanac, ogni suo nuovo ascolto ha il potere di rasserenarmi e rinfrancarmi. Proprio come accadeva quando bambino mi mettevo davanti alla televisione a guardare il buon vecchio Almanacco del Giorno Dopo (pur nella tempesta di quegli anni).

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