Yo La Tengo – This Stupid World

Francesco Amoroso per TRISTE©

Insieme a te non ci sto più
Guardo le nuvole lassù
Cercavo in te
La tenerezza che non ho
La comprensione che non so
Trovare in questo mondo stupido

(P. Conte)

You know things are bad when they’re coming to me for answers“.
(Joe)

Idiocracy è un film demenzial-distopico, nel quale si racconta dell’anno 2505, un futuro dove, a causa della maggiore prolificità delle persone stupide, il livello di intelligenza medio degli uomini raggiunge livelli talmente bassi da mettere a rischio la sopravvivenza del pianeta e del genere umano.
Dubito che gli Yo La Tengo si siano ispirati a questo capolavoro profetico (forse solo un tantino ottimista: di questo passo il 2505 arriverà nel 2025…) o, ancor meno, alle magnifiche parole che Palo Conte scrisse per Caterina Caselli nel lontano 1970. E’ più probabile che, per trovare un titolo al loro sedicesimo album (se si contano solo quelli di materiale originale)  Ira Kaplan, Georgia Hubley e James McNew, abbiano dovuto semplicemente guardarsi un po’ intorno, magari limitandosi ad accendere la televisione. 

Quale che sia stata la loro ispirazione, dopo quasi quaranta anni di musica insieme (una trentina nel caos di McNew) per descrivere il nuovo lavoro del trio di Hoboken, si potrebbe anche solo affermare che This Stupid World sia un album degli Yo La Tengo dalla prima all’ultima nota.
Registrata quasi del tutto dal vivo e prodotta in completa autonomia, questa nuova opera, composta da nove lunghi brani, infatti, riassume in sé tutte le caratteristiche che hanno reso celebri Kaplan, Hubley e McNew: i ritmi ipnotici e le chitarre taglienti di Sinatra Drive Breakdown, la cavalcata sonica di Fallout, le distorsioni di Tonight’s Episode, la sognante dolcezza di Aselestine, l’avvincente sperimentazione di Brain Capers.

Ciò non vuol dire, tuttavia, che gli Yo La Tengo si siano limitati a svolgere un compitino, anzi anche questa volta – così come è sempre accaduto nella carriera degli Yo La Tengo – si ha sempre l’impressione che i loro suoni progrediscano e si affinino con il passare del tempo.
E’ come se la band del New Jersey sia stata così influente e unica nel panorama dell’indie rock (e lo sia da così tanto tempo) che ricordare la scena prima del loro arrivo sia ormai diventato impossibile: Ira e Georgia erano lì alla fine degli anni ottanta, quando l’indie rock ha incredibilmente invaso le classifiche, c’erano anche quando, qualche anno dopo, è arrivato il grunge e, quando il grunge è svanito, gli Yo La Tengo erano ancora lì, con le loro sonorità fresche e avvincenti come il primo giorno.

Anche stavolta in This Stupid World ci si sente a casa, ma non ci si annoia davvero mai. Nella scrittura dei nove brani dell’album c’è, come sempre, una sensibilità, una leggerezza di tocco che non è facile riscontrare altrove e che conferisce alle canzoni freschezza e immediatezza melodica anche quando i brani flirtano più esplicitamente con la sperimentazione e il noise. Il songwriting degli americani rende le loro canzoni mai sorpassate o obsolete, piuttosto le colloca semplicemente fuori dal tempo. Del resto è lo stesso Kaplan a cantare “I want to fall out of time“, in Fallout.
Gli Yo La Tengo non hanno mai pensato di modificare le proprie sonorità per adattarle ai tempi e, anzi, sono stati più volte i tempi a piegarsi alla loro volontà artistica: Sinatra Driving Breakdown e Fallout, con le loro chitarre effettate e distorte e le ritmiche quasi Kraut, potrebbero essere state incise venti anni fa, ma – se si prescinde dall’inconfondibile voce di Kaplan – potrebbero anche essere composizioni di una giovane – ma già matura – band all’esordio nel 2023. This Stupid World, nonostante duri quasi cinquanta minuti, ha il pregio di suonare concentrato e dritto al punto, laddove molto spesso gli Yo La Tengo tendevano a risultare a volte un po’ prolissi: qui i lunghi passaggi strumentali (vedi la title track), le pause, gli intro e gli outro sembrano sempre necessari e consentono di immergersi a capofitto nell’atmosfera creata dalle canzoni e di perdere la cognizione del tempo.

Pervaso da una sorta di sconsolata ma distaccata rassegnazione (“Until we all break/Until we all break down”), l’album suona davvero come una colonna sonora per i tempi cupi che stiamo affrontando: “Every day, it hurts to look/ I’d turn away if only I could” intona Kaplan all’inizio di Fallout e non è difficile comprendere e condividere il suo stato d’animo. E, in Tonight’s Episode è McNew a cantare: “Let the night astound/ I don’t have to think.”
Anche nei momenti più delicati (e, francamente, straordinari) dove è Georgia Hubley a prendersi la scena (con quella sua voce che riesce a essere commovente senza alcuno sforzo apparente) i testi sono pervasi da una mite e quieta tristezza: accade sia nella tenera e malinconica Aselestine (“Aselestine/ Where are you?/ The drugs don’t do/ What you said they do/ The clock won’t tick/ I can’t predict/ I can’t sell your books/ Though you ask me to“) che nella gloriosa Miles Away (“Burdens rise/ Avert your eyes/ The pain creeps in anyhow/ You feel alone/ Friends are all gone/ Keep wiping the dust from your eyes“).

This Stupid World è, con buona approssimazione, il miglior album degli Yo La Tengo da molto tempo a questa parte (e non che i precedenti fossero deboli), e ribadisce la caratura e la centralità di questa band, modesta e incredibilmente talentuosa all’interno della storia e dell’evoluzione dell’indie rock (se questa definizione -pigra per recensori pigri- può ancora avere un senso oggi.

This stupid world/ It’s killing me/ This stupid world/ Is all we have” recita il “ritornello” della title track e, anche stavolta, non potremmo essere più d’accordo: siamo stanchi, sfiduciati, addolorati, ma desiderosi di andare avanti nella speranza (e, forse, nell’assurda certezza) di incontrare, prima o poi, la tenerezza che non abbiamo e la comprensione che non sappiamo trovare in questo modo stupido.
E per questo non possiamo che essere ancora una volta grati a questi meravigliosi adolescenti attempati.

Pubblicità

Un pensiero su “Yo La Tengo – This Stupid World

  1. Pingback: TRISTE© Radio per Indi(e)pendenze | Indie Sunset in Rome

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...