Ho dovuto aspettare qualche giorno per potermi esprimere con obiettività. Andare ad un live dei Mogwai è un’operazione maieutica: riescono a farti provare emozioni che non credevi ti appartenessero.
Il SouthBank Centre, per chi non lo conoscesse, è un centro multiculturale bellissimo. Sta sulla sponda sud del Tamigi, quella che ti porta fino alla Tate e al Borough market e che moltissime volte ho fatto nel senso opposto, andando poi a finire – come sempre – fra le pareti umide di una vineria antica.
Non sono voli pindarici, ma semplicemente la realizzazione che quelle parole che non esistono nelle canzoni della band lasciano alle menti la possibilità di vagare. Essere immerso in questo sound meraviglioso (acustica eccellente) in cui non esiste né contesto né direzione, ti fa pensare a tutto. Alla tua ragazza lontana, a quanti gin tonic sei arrivato, al fatto che per quanto simili due persone possano essere, non riusciranno mai a condividere le stesse emozioni.
La setlist prevede pezzi tratti da Rave Tapes così come brani estratti dai precedenti album, fra tutte spiccano Hunted By a Freak, l’incipit Heard About You Last Night, You Don’t Know Jesus e How To Be a Werewolf; anche se onestamente è davvero difficile pensare ad una che non abbia lasciato il segno.
Poi arriva Mogwai Fear Satan e ti si apre un nuovo mondo, non quello dei sintomi pre-infarto generati dall’esplosione a metà canzone, ma uno migliore. Pensi subito che se esiste un modo per esprimere in musica sensazioni sublimi, supernaturali, beh, se esiste un modo per esprimere queste sensazioni, i Mogwai lo hanno trovato.
E vai a casa felice.