Sono tornato a casa per il week end. Piove e non ci sono molte offerte per la serata. Allora prendo la macchina e in compagnia di un amico guido per un’oretta. E dopo l’uscita dell’autostrada, causa scarsa conoscenza delle zone, ho seri dubbi di aver lasciato qualche bella foto in più di un autovelox. Chissà quale filtro applicheranno su Instagram.
I pesaresi Be Forest arrivano al Controsenso di Prato per la prima data del tour di Earthbeat che li porterà a suonare un po’ in tutta Italia ed anche in giro per l’Europa. Non potevamo di certo mancare.
Sì è vero, tra qualche settimana i Be Forest saranno a Roma e tra l’altro ad una distanza da casa molto inferiore a quella che ho dovuto percorrere per raggiungere Prato. Ma la curiosità di ascoltare i quattro pesaresi dal vivo con il loro ottimo nuovo lavoro per We Were Never Being Boring era molto alta.
Earthbeat conferma le grandi qualità della band dopo l’esordio di Cold targato 2011. I Be Forest sono un altro bellissimo esempio di come in Italia sia possibile fare musica di respiro internazionale con estrema credibilità (per ulteriori disquisizioni sul tema, leggetevi anche la review su Rhò).
Con le loro atmosfere cupe tra wave e shoegaze, i Be Forest guardano oltremanica (MBV) ed oltreoceano: ma se Cold presentava un maggiore oscurità e “ruvidezza”, con Earthbeat la band si lascia maggiormente andare con arpeggi e tappeti ritmici più rotondi, per un continuo, ipnotico loop sonoro ed emotivo.
Tutte queste qualità nella dimensione live trovano ulteriore conferma e vitalità: anche i (pochi) momenti che nei dischi possono risultare meno incisivi, acquistano nuova linfa in un concerto di grande impatto ed intensità.
Così è stato in questa serata di apertura del tour, che con queste premesse si prospetta ricco di soddisfazioni per la giovane band che dimostra pienamente di meritare tutto l’interesse suscitato negli ultimi anni.
Interesse simile a quello che ho ora io di sapere se la mia macchina sia venuta bene in quelle foto. E di sapere se esiste un profilo Instagram degli autovelox.
P.S. Nota per uno dei gestori del Controsenso: no, non saremmo venuti per i Jalisse (o forse si?)