Marica Notte per TRISTE©
In questo istante sto osservando una porzione del palazzo in cui vivo. Quasi tutte le finestre sono chiuse, sarà perché in casa non forse non c’è nessuno, sarà per il caldo. O forse sarà perché è meglio non farsi vedere.
Ma non è una questione di anonimato. Non si toglie identità nascondendo un nome perché un nome è qualcosa che sta per qualcos’altro, in questo caso per un volto. Un nome non è un viso. Un viso è qualcosa che può essere detto in tanti modi ma che esisterebbe lo stesso.
Le dimensioni aumentano, lo spazio si dilata e tutto si traduce in qualcosa di talmente sottile che quasi rischia di scomparire. Le persone diventano esseri senzienti al pari di cose che di soli sensi vivono. Ma a noi serve altro. Serve sapere che per quanto grande possa essere l’ambiente in cui viviamo riusciremo a considerarci vicini e rendere lo sguardo strumento di conoscenza reciproca, per sentirsi parte di qualcosa d’inaspettato. Parte di una sorpresa.
E le sorprese accadono. Anche se non spesso. Oggi ne ho avuta una: The Bird Calls.
Sam Sodomsky (Syracuse, NY) alias The Bird Calls nel suo ultimo lavoro Songs of the Bird Calls dà un’altra prova (considerando la sua vasta produzione musicale) della sua bravura e della sua capacità di ridurre il numero di possibili ripetizioni sul tema (folk), cercando di crearne variazioni con originalità e sensibilità.
In How Could You Not Have Know, The Year Is Not Over, Big Chain e Man of the Year quello che stupisce fin da subito è l’equilibrio tra la voce (giovane ma con dentro sfumature mature) e il suono degli strumenti (che sembrano seguire con naturalezza ciò che viene raccontato).
Come Songs of the Bird Calls anche i lavori precedenti (che potete trovare sul bandcamp dell’artista) meritano un ascolto. Sam Sodomsky oggi è una persona da aggiungere sulla lista di “persone che mi piacerebbe conoscere”. Chissà forse potrà anche accadere.
Le finestre continuano ad essere chiuse. Meglio immaginarne qualcuna aperta.