Peppe Trotta per TRISTE©
Un anno è appena finito e come sempre ad una conclusione si lega una riflessione su ciò che è stato.
È tempo di bilanci, di somme che a volte non tornano, di rimpianti e buoni propositi per il futuro immediato. Inutile pensare di sottrarsi ad un meccanismo inconscio e ricorrente. La speranza è che alla fine riesca ad essere comunque un momento di crescita.
La fine del 2015 è stata tempo di bilanci anche per Keaton Henson.
5 years è qualcosa di più di una semplice raccolta di canzoni inedite accumulate lungo questa prima parte della carriera del musicista inglese. Si tratta in realtà di un vero e proprio diario, sotto forma di songbook, che racconta attraverso spartiti, foto e schizzi come nascono e prendono forma le essenziali narrazioni musicali di Henson.
Ovviamente al centro c’è sempre la musica e le otto tracce che compongono il disco sono una sintesi affascinante ed esaustiva del percorso artistico di uno dei più atipici e sensibili cantautori del vecchio continente.
Canzoni sussurrate come intime confessioni, declamate con emozione e trasporto al di sopra della scarna e delicata melodia di una malinconica chitarra ( Wildwood e Hurt me) o completate dalle fragili trame di un romantico piano (Don’t be long, Stairwell).
A completare il tutto due strumentali Stairwell” e Softly , con quest’ultima che insieme alla conclusiva Used testimonia l’alleanza artistica con il violoncellista Ren Ford, coautore e fondamentale compagno di viaggio nel precedente acclamato Romantic works.
Sono appunti audio-visivi quelli che compongono 5 years, possibile punto di partenza per innamorarsi del lavoro di un musicista di grande talento.
Buon inizio a tutti.