Quando penso ai miei 14 anni penso soprattutto alle limonate in villa Ceci con Laura. Non so perchè ma ho in testa questa giornata e le sue scarpe Nose.
I miei 14 anni sono stati tanto tempo fa. E come direbbe uno qualsiasi dei miei conterranei: ne è passata di acqua sotto i ponti…
E di acqua sopra la testa, nei piedi, controcorrente, violenta, fredda ne è passata: ne è arrivata abbastanza da farmi ricredere a molto di quello che credevo a quell’età.
E quella che mi era sempre parsa una contrapposizione pop sanguinaria, Blur vs Oasis, col tempo è maturata in una sfida di stile: cerebrali, contemporanei, sofisticati i primi; istintivi, classici e primordiali i secondi.
E penso alle vicende à la Caino e Abele degli Oasis, mentre Damon Albarn si presenta sul palco ad Abu Dhabi con una catenina con la stella di David ben in evidenza e Graham Coxon con quel suo fare nerd, resta icona antesignana del movimento hipster.
Scrivo questo post adesso che è mattina e la prima parte del giorno non è mai troppo adatta a queste cose. È la parte della giornata in cui il nostro cervello è più incline al pragmatismo e i miei pensieri ne sono forzatamente influenzati.
“…and we all say don’t want to be alone, we wear the same clothes cause we feel the same… end of a century is nothing special…” e il nichilismo della generazione X, perché i Blur avevano già previsto tutto. Come nelle parole di The Universal, quella meravigliosa canzone in cui applicano il concetto di 1984 alla generazione dei gratta e vinci, delle lotterie e dei procrastinatori della fortuna.
Sono tanti i momenti in cui è splendido averli davanti, dal riff arrugginito che spalanca le porte a Beetlebum fino a quello finale che chiude il sipario e ci manda a casa eccitatissimi (Song 2). Il repertorio dei Blur è uno spaccato di vita inglese che non può prescindere dall’accento cockney di Albarn: il tipo che ha fatto i soldi ed è andato a vivere in campagna (Country House); il figlio di papà di Charmless Man; l’evoluzione metro sessuale dei teen ager (Girls and Boys); l’americanizzazione dei nostri usi e costumi (Parklife).
In effetti, vedere dal vivo uno dei miei idoli mi ha fatto completamente rivedere la mia percezione dell’artista. Da un lato, ho sempre visto Albarn come la persona più cool del mondo ed in un certo senso pensavo fosse un po’ fine a se stessa questa mia interpretazione; poi ho cominciato ad analizzare più a fondo certe frasi: “and you have been so busy lately that you haven’t found the time to open up your mind, and watch the world spinning gently out of time”. Avete mai visto qualcosa di più attuale di questo?
Una volta erano i capelli e il profumo di Laura a tenermi occupato, a farmi dimenticare tutto il resto, e adesso che ne ho trovati di migliori, sono altri i pensieri che mi occupano la mente: il mondo a 30 anni ti tiene occupato tanto quanto a 14, l’importante è fare tutto il possible per renderlo migliore. Basta esserne consapevoli.
Tell me I am not dreaming, but are we out of time?