Per habit si intende un comportamento ormai automatizzato che, di fronte a determinati stimoli, viene riprodotto come un riflesso, in modo subcosciente.
E’ quello che faccio io quando accendo il computer: automaticamente apro un browser, vado su bandcamp e ascolto le ultime novità caricate.
Habit è anche il titolo del nuovo EP targato Snail Mail, e questa era l’introduzione più stupida che abbia mai scritto (forse).
Il terzetto di Baltimora (Maryland) è capitanato da Lindsay Jordan, che ha raccolto tutta la forza e le emozioni dei suoi 17 anni ed insieme a Shawn Durham e Ryan Viera ha dato vita ai 6 pezzi che compongono questo EP.
Il risultato è un ottimo disco di bedroom folk dal forte gusto melodico. Sempre a cavallo tra ballads e indie-pop in salsa lo-fi, Lindsay racconta le proprie frustazioni (Thinning), i propri sogni (Habit), i propri dubbi (Dirt).
I pezzi, nei loro arrangiamenti volutamente scarni, sono capaci di mettere in evidenza tutta la tensione e le emozioni presenti nella poesia della cantautrice statunitense.
A coronare questo ottimo EP c’è poi quel piccolo capolavoro che è Static Buzz, capace di colpire sia per l’ottima musica che per un testo particolarmente riuscito e toccante. E dove la vicinanza (apprezzatissima) tra Lindsay Jordan e Katie Crutchfield (aka Waxahatchee) si fa sentire in modo più forte.
Forse quello di sentirsi il peso del mondo addosso, a 17 anni, diviene spesso un habit. Saper descrivere queste confondenti emozioni in modo non banale è invece una dote rara.
Dovrei prendere spunto da Lindsay per scrivere delle introduzioni migliori.
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