Molly Burch – Please Be Mine

mollyburch_pleasebemineSara Timpanaro per TRISTE©

Qualche giorno fa ho smarrito l’ennesimo porta tabacco.

E’ diventata una maledizione perché ogni anno ne acquisto uno e finisco per perderlo. Proprio quest’ultimo ha retto 3 traslochi in 3 differenti città. L’ho sempre trovato molto scomodo e lo usavo nell’attesa tra un porta tabacco e l’altro.

Dopo lo smarrimento ho creduto che sarebbe stato meglio non acquistarne più. Non chiedetemi come mai ho associato questa triste storia al senso dall’amore, e come oggi questo verbo così nobile, risuona nella società nel quale viviamo in modo del tutto capovolto.

Capita sempre più spesso che una coppia arrivi al capolinea, e nel lasciarsi si teme d’aver perduto una parte importante di sé, e capita sempre più spesso che nell’attesa che arrivi qualcuno di migliore, ci lasciamo distrarre da “altri”.

L’amore è il motore che ci fa alzare dalla sedia e aiuta il nostro essere più apatico a compiere atti anche di straordinaria bellezza. Eppure se a volte riesce ad elevare il nostro animo, altre invece, quando non è corrisposto, ha il potere di scaraventarci nella malinconia e nella tristezza facendoci perdere anche la voglia di fare le cose più banali.

Please Be Mine, uscito il 17 Febbraio per Captured Tracks, è l’album di debutto di Molly Burch, cantautrice, figlia d’arte, cresciuta a Los Angeles e creatività. L’artista ha voluto raccontare con sonorità dal fascino retrò, tipo Everly Brothers, le vicissitudini degli amori perduti e la nostalgia che ne consegue, con una timbrica vocale che spicca per eleganza e profondità.

In Wrong for You la cantautrice si rivela al pubblico con una lettera aperta a se stessa, un testo molto intimo che entra in forte contraddizione con la sonorità fresca e leggera, invitando quasi a canticchiare il proprio dolore e costruendoci sopra anche un balletto.

Anche in Try si ripropone questo forte contrasto: una canzone di rabbia, con le parole “you said i was the only one, you said i was the only one but no, you say that to all the girls”, in cui nonostante tutto le sonorità restano allegre, quasi ad esorcizzare quel gusto un pò amaro degli sbagli che ci portiamo dietro.

E’ un album davvero piacevole da ascoltare, ed ogni brano è rivolto ad accompagnare la splendida gamma vocale dell’artista (come nel brano di chiusura I Love You Still) che riesce così a cogliere l’attenzione dell’ascoltatore e a farlo catapultare in ambienti anni ’60.

Alla fine il porta tabacco era sotto il sedile dell’auto, e ritrovandolo ho sentito come un brivido alla schiena. Anche se quella “cosa” non acquista valore quando è sempre presente, è nella perdita che ne comprendiamo le qualità, e al ritrovarla ci sentiamo un pò sciocchi ma anche sollevati.

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