Andy Shauf – The Neon Skyline

Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©

Sin dalla più tenera età, la cosa che più mi incuriosisce delle canzoni sono i testi.

Sarà perché inizialmente ascoltavo molti cantautori italiani o perché in seguito ho usato la mia passione per imparare, traducendo interi dischi, un po’ di inglese: sta di fatto che il mio orecchio tende a correre immediatamente alle liriche delle canzoni.

Credo che in tutto questo c’entri anche la mia passione per la lettura e, in generale, per le storie. E cosa sono le canzoni se non delle piccole storie messe in musica? (Beh, a dire il vero non proprio tutte le canzoni. E nemmeno tutte quelle che mi piacciono)

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Willie J Healey – 666 Kill

Agnese Sbaffi per TRISTE©

Se esistesse un contatore per le parole che ognuno usa più spesso il mio segnerebbe, per l’anno in corso, un record di “urgenza”. Sono sicura che anche rimettendo insieme le recensioni per TRISTE© se ne troverebbe una conferma.

È una bella parola, con un bel suono e vibra di un’ambivalenza che la rende positiva in potenza (sì ok, anche potenzialità è una parola che ho usato molto).

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Matt Maltese – Bad Contestant

Francesco Amoroso per TRISTE©.

Le riviste musicali inglesi (sia quelle cartacee tradizionali che quelle più moderne e dinamiche on-line) hanno una vera e propria mania: il tentativo di creare ovunque scene e nuovi sottogeneri musicali.

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Hilary Woods – Colt

Agnese Sbaffi per TRISTE©

Ferma nel traffico della tangenziale mi è tornato in mente un gioco che facevo spesso da bambina.

Con penne e matite creavo una specie di rotatoria stradale a forma di esagono allungato, disponevo disordinatamente le mie macchinine all’interno di quel recinto fino a occuparlo tutto, e il gioco era riportare l’ordine e la corretta viabilità del traffico sulla scrivania.

In pratica, inscenavo un maxi ingorgo per poi provare a risolverlo. Ero una specie di deus ex machina con la paletta ma senza patente.

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Damien Jurado – The Horizon Just Laughed

Peppe Trotta per TRISTE©

A volte le parole non vengono, non perché uno non riesca a trovarle ma semplicemente perché non ha voglia di cercarle.

La cosa più saggia in questi casi è arrendersi al proprio silenzio e rimanere in muto ascolto di ciò che accade intorno. Almeno fino quando qualcosa o qualcuno non riuscirà a forzare questo momento di afasia.

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