Viviamo in una mondo distratto e veloce, in cui fermarsi anche per un solo istante e immedesimarsi in chi ci sta vicino, non è cosa semplice.
Stiamo forse perdendo l’innata capacità di essere empatici?
Viviamo in una mondo distratto e veloce, in cui fermarsi anche per un solo istante e immedesimarsi in chi ci sta vicino, non è cosa semplice.
Stiamo forse perdendo l’innata capacità di essere empatici?
In un mondo all’avanguardia, che ha raggiunto livelli di sviluppo tecnologico ed intellettuale notevoli, appare quantomeno bizzarro dover dedicare una giornata alla celebrazione delle conquiste sociali, economiche e politiche delle donne.
Se fossimo così maturi quanto ci professiamo non dovremmo neanche più porci il problema della parificazione dei sessi.
“Gennaio è stato un anno lunghissimo” (devo averlo letto qualche giorno fa in giro su facebook) e io l’ho passato per metà a letto influenzata.
Dai traballanti e ariosi infissi in legno dell’appartamento in cui vivo si sente forte il fruscio degli alberi scossi dal vento. O così ascolto immaginando il mondo fuori, confondendo il rumore delle ruote delle automobili che passano sulle pozzanghere.
Una volta, a casa di un’amica che affaccia sul deposito Atac di Piazzale Prenestino, scambiai il rumore di una leggera pioggia estiva mista al traffico di treni e macchine, col gorgoglìo di ruscelli, fontane e cinguettii di uccelli di un tipico giardino tropicale del Sud America.
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Io penso che ci siano due tipi di cantanti folk.
Ci sono quelli che vogliono riportarci tutti al giardino dell’eden, lasciando che la nostra essenza fatta “di polvere di stelle” ci faccia stare lì in una sorta di beatitudine eterna, mentre coltiviamo verdure. E non c’è niente di sbagliato in questo.
E poi ci sono cantanti folk che vogliono semplicemente tornare nel giardino dell’eden con l’unico e singolare proposito di cogliere e mordere quel frutto proibito ancora una volta. Ed io non ho alcun dubbio che Jess Williamson appartenga a quest’ultima categoria.
Ho scoperto un nuovo gioco, lo scrivo qui affinché tu possa leggerlo e usarlo quando ti va.
Gli Young Jesus hanno fatto questo regalo di Natale a tutti i loro fan e pure a quelli nuovi. Leggendo i titoli dell’omonimo album non si può fare a meno di notare che letto tutto d’un fiato sembra una poesia: infatti mettendo insieme le parole viene fuori questa frase, che io ho diviso in due parti: Verde Fiume/ Eddy Sotto Deserto Sente Tempesta.