Vieri Giuliano Santucci per TRISTE©
Ci sono cose per cui farei km. Cose per cui la maggior parte della gente non si muoverebbe: attenderebbe di averle vicino casa o semplicemente rinuncerebbe.
Io per esempio lo scorso Venerdì ho preso un treno da Roma per arrivare a Carrara (3 ore a mezza), prendere la macchina e farmi altre 2 orette e mezza fino a Bologna.
E tutto questo per un piatto di gramigna al ragù bianco di castrato.
Già, il cibo. Da sempre (spesso insieme all’altro “socio fondatore” di TRISTE©) mi muovo in giro per l’Italia e per il mondo solo per andare ad assaggiare un prodotto tipico proprio nel territorio da cui nasce o in cui si cucina.
Detta così, sembra che il concerto di Mitski al Covo Club di Bologna sia solo una scusa per andare a fare una mangiata nel capoluogo emiliano (a proposito, vi consigliamo di fare un salto alla Antica Trattoria Spiga). E invece no (o meglio, non solo…), perchè oltre al cibo, la musica è una delle altre cose che mi fanno da sempre macinare km (spesso, anche in questo caso, in modo un po’ assurdo).
E quello di Venerdì 24 Febbraio era un appuntamento da non perdere, perchè Mitski Miyawaki arrivava per l’unica data italiana del tour del bellissimo Puberty 2, disco che già avevo messo sul gradino più alto della mia classifica del 2016.
Dopo l’apertura degli interessanti Personal Best, band britannica dalle sonorità molto statunitensi, a cavallo tra power pop e college rock, sale sul palco la nostra beniamina, accompagnata da chitarra e batteria, che apre il proprio live con la bella Dan The Dancer.
Il live non durerà moltissimo (un’oretta), ma ci sarà il tempo per apprezzare la bravura di questa artista e la bellezza del suo ultimo album (pur recuperando alcuni pezzi dal precedente Bury Me At Makeout Creek).
Sicuramente quello che più viene fuori è l’attitudine rock (o sarebbe meglio dire punk) dell’artista giapponese/statunitense, che pur presente su disco, in genere viene “calmierata” dalle equalizzazioni in studio.
Nel live invece i suoni sporchi e le chitarre la fanno da padrona. Se questo esalta pezzi come “il singolone” Your Best American Girl, Townie o Francis Forever, un po’ penalizza le canzoni che su disco giocano maggiormente su differenti atmosfere come I Bet On Losing Dogs o Once More To See You.
E questo non per una cattiva esecuzione, ma forse per il fatto che la bella voce di Mitski venisse un po’ coperta dal resto dei suoni. Questo piccolo dettaglio è stato però perfettamente compensato dal finale di concerto.
Da sola sul palco, Mitski ha suonato due pezzi tra loro opposti ma ugualmente intensissimi. Prima la splendida A Burning Hill, piccolo sunto della grande bravura come scrittrice di questa artista, e poi la “tiratissima” My Body’s Made Of Crushed Little Stars.
In entrambi i casi, proprio l’atmosfera minimale (chitarra e voce) è riuscita ad esaltare tutte le doti di una artista di cui scommiamo sentirete parlare ancora per molto.
Per quanto riguarda la cucina emiliana, invece, sono un po’ di secoli che il suo hype non vuole scendere.
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