Marika Hackman – I’m Not Your Man

Giulia Belluso per TRISTE©

Che sia nata prima la gallina o l’uovo di questo non vi è certezza, ma che la mela sia una icona, quella è una certezza vera e propria.

Il libro della Genesi ne narra come “il frutto proibito”, e se non fosse stato per quella mela magari Adamo ed Eva a quest’ora vivrebbero ancora nel giardino dell’Eden, ignudi e felici.

Nella mitologia, per la sua undicesima fatica, ad Eracle toccò navigare fino alla fine dell’Oceano per raccogliere un cesto di mele nel giardino delle ninfe Esperidi, custodito da un drago che non dormiva mai (e pensare che erano d’oro, quindi non si potevano nemmeno mangiare).

Ad Isaac Newton invece cadde una mela in testa, mentre pisolava nel giardino di casa, scatenando geniali intuizioni sulle leggi della gravità.

Che sia classificato come falso frutto o no, alla mela vengono attribuiti diversi significati e anche Marika Hackman non fa eccezione dedicandole addirittura una canzone, ‘Apple Tree, nel suo nuovissimo album I’m Not Your Man.

Prodotto da Charlie Andrew (Alt-J, Rae Morris), I’m Not Your Man si compone di 15 tracce che variano su più generi, ma legate insieme da spirito dinamico e tagliente, senza vergogna, e da un’energia femminile selvaggia.

A due anni dal suo debutto da solista folk, Marika alza il volume e trova un nuovo senso di libertà, con abili tocchi di grunge anni ’90 rivisitato in chiave indie e anche qualche spunto dal sentore Britpop. Una libertà con cui affronta con disinvoltura il tema della sessualità, della lussuria prepotente, del desiderio, della noia, dell’amicizia e allo stesso tempo della confusione generata da una società governata e dipendente dai social media.

Quando la Hackman ha lanciato il singolo Boyfriend all’inizio di quest’anno, ha dichiarato: “Sono tornata, sto meglio, sono cambiata e sono più audace che mai”. Infatti è proprio questa evoluzione che si viene subito a notare: le chitarre acustiche e malinconiche, i synth radi e testi velati, sono sostitutiti da riff rauchi, loop e cori sfacciati che alludono al “fidanzato”.

Sono proprio i guaiti e le risate che aprono l’album in Boyfriend: piccoli momenti spontanei catturati al microfono durante la registrazione, introducendo i primi passi di un rapporto, l’attrazione e l’emozione di trovare qualcuno di nuovo, per confluire in una traccia esplosiva, insolente e con riferimento all’empowerment femminile.

Con l’aiuto di The Big Moon come band di supporto, la Hackman realizza un album sonicamente ricco, gettando via il mantello della metafora e preferendo testi senza peli sulla lingua.

In effetti, l’intero album segue abilmente la narrazione di un rapporto di fuoco, da quella relazione clandestina iniziale, in cui non si vuole abbandonare “la camera da letto” fino a quando tutto inizia a collassare. E ‘un turbine che ti conquista dall’inizio alla fine, brillando di una vitalità accattivante.

Violet è forse la canzone più singolare di tutto l’album, per come esplicitamente si parla di sesso, freddamente seducente sia nel messaggio che nell’atmosfera. Cigarette invece è una delle canzoni che allude al passato di Marika, che vede come protagonista solo la sua chitarra acustica e la sua voce delicata trattando di un rapporto che si sta lentamente sgretolando.

So Long e Eastbound Train trattano entrambe il tema della infedeltà e Blahblahblah è un riflesso struggente degli effetti dei media sulla società di oggi. Il testo inizia con “Ghost town/ Walk among the zombies”, riflesso di come i social possono danneggiare la nostra mente e le nostre percezioni, dichiarando apertamente: “brain dead”.

In altre parole, I’m Not Your Man è il pass nella vita e nella mente di Marika Hackman, senza censure, onesto, sarcastico ed emotivo. L’artwork dell’album è stato realizzato da Tristan Piggot, amico della Hackman, componendo una sorta di gioco interattivo (che potete trovare qui), invitando a ricercare i 31 oggetti “nascosti” che descrivono in dettaglio il significato celato di ogni collocazione (con riferimento anche alle parole dei testi) .

Ed in questo caso è il significato delle mele affettate, che tiene in mano proprio la nostra Marika a incuriosirmi: “Le mele sono state affettate e presentate in una scatola da asporto, per evidenziare la natura usa e getta del sesso nella società e la scatola viene lasciata aperta per gli spettatori che guardano, mostrando la mancanza di privacy sessuale”.

Che sia il più comune riferimento alla metafora della “mezza mela”, associata all’idea di “anima gemella” riportata nel Simposio di Platone, o che si riferisca a Biancaneve e alla sua mela avvelenata, una cosa è certa: Marika Hackman ha sfornato un disco incredibilmente lussurioso e spudoratamente accattivante.

E per quanto riguarda la Genesi, beh, lì si parla semplicemente  “di frutto”: forse era un kiwi o magari un mango. O forse era proprio una mela.

D’altra parte, la mitologia è piena di mele.

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