Angel Olsen @Unplugged in Monti @Auditorium Parco della Musica – Roma, 5/5/2018

Agnese Sbaffi per TRISTE©

Il 5 Maggio Angel Olsen ha suonato all’Auditorium di Roma per un live acustico intimo e delicato, sotto l’egida di Unplugged in Monti.

La location inizialmente doveva essere la Chiesa Evangelica Valdese ma il veloce sold out ha spinto gli organizzatori a trasferire l’evento in una sede più
spaziosa, senza perdere troppo in atmosfera.

Quell’atmosfera calda e profonda che ha riempito la sala Petrassi Sabato scorso.

Apre il concerto Suno Deko, eccentrico poeta e musicista pop-sperimentale di base a New York. Dopo una mezz’ora di pezzi voce e chitarra mi resta la voglia di approfondire la sua conoscenza, meno il suo guardaroba.

A seguire arriva sul palco Angel Olsen: 31, anni di St. Louis (Missouri), considerata regina del nuovo indie-folk americano. Birra in mano e tacchi alti, un amplificatore e la sua chitarra.

Le luci si abbassano, anche se mai abbastanza per permetterle di vedere il pubblico che la accoglie calorosamente, e parte Sans, brano presente nel suo ultimo lavoro Phases, canzone che imposta il ritmo emotivo di tutta l’esibizione: voce intensa, drammatica, con picchi di una delicatezza estrema, e un accompagnamento acustico senza abbellimenti, diretto.

Un’atmosfera intima, alleggerita dalla sua spigliata verve comunicativa. Scherza con il pubblico e avverte subito che non suonerà My Woman, chi è lì per ascoltare il suo acclamato album del 2016 può anche lasciare la sala: è molto chiara nello smontare aspettative che potrebbero restare deluse.

E’ un concerto che ci raccoglie tutti come intorno a un focolare, un’emozionante conversazione di un’ora e un quarto che potrebbe durare all’infinito come lei stessa afferma.

Si passa dai primissimi brani che appartengono all’EP Strange Cacti (2011) e al suo secondo album Half Way Home (2012), come Something Cosmic, Lonely Universe e Creator, destroyer, fino ad arrivare a Burn Your Fire For No Witness con Unfucktheworld (!!!), Window, Iota e White Fire che chiude il concerto.

La sua bravura è indiscutibile, l’emotività enorme. L’account Instagram del suo gatto (@violettttcat) ha molti più followers da quella sera, me compresa.

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