Sono passati sei anni dall’ultimo disco di Chan Marshall, quel Sun dalle sonorità più elettroniche rispetto al passato.
Quasi non c’era più speranza: tra concerti sospesi per motivi vari (principalmente le turbolenze di Chan stessa), ricoveri in ospedale (I thought I was dying, dirà lei), gravidanze, tour di supporto a Lana del Rey, ormai non si riusciva più a ricollegare Cat Power alla pubblicazione di musica nuova.
Ed invece ecco arrivare questo Wanderer, più di un anno dopo l’annuncio dato via Instagram. Si sente sin dall’incipit corale della title track che di tempo da Sun ne è passato: il mood in cui ci caliamo con questo album riporta più a Moon Pix o ai momenti più soft di You Are Free e The Greatest.
Zero spazio al digitale, la struttura è ridotta all’osso, al punto che di percussioni ne troviamo pochissime: in In Your Face, nella ritmata You Get, nell’incalzare del duetto con Lana del Rey in Woman (primo singolo estratto dal disco).
Per il resto ci si affida principalmente alla voce di Chan, alla chitarra acustica, a sparuti delay di sottofondo. Da Horizon (pianoforte e vocoder, accoppiata inusuale) alla conclusiva Wanderer/Exit (echi di Leadbelly in questo caso) passando per una sorprendente cover di Stay di Rihanna solo voce e piano, Wanderer è un soffice viaggio in una dolce depressione.
La sensazione che lascia Wanderer alla fine dell’ascolto è la rassegnazione che Chan Marshall abbia compreso che il meglio di lei lo può dare in queste atmosfere da “americana” al crepuscolo, un lato oscuro che da sempre l’ha accompagnata ma che per un motivo o l’altro a un certo punto era sparito come focus principale.
Non riempirà i palazzetti come Lana del Rey, ma sicuramente ci riempirà il cuore di pensieri tenebrosi ma bellissimi.
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