Ultimamente ho viaggiato molto: Parigi, Svizzera, alpi francesi, Carrara e adesso Atene, tutto nel giro di quattro settimane. Quando ieri sera sono rientrato a casa (più tardi del previsto dato che mi hanno perso la valigia), ho subito preso le scarpe e sono andato a correre sulla corniche marsigliese: quella terrazza sul mare che dalla spiaggia dei catalans scorre fino a quella del profeta. Volevo sentire il profumo del mare entrare nei polmoni e rigenerarmi le cellule ed i neuroni.
Parlando di viaggi, uno dei migliori souvenir delle mie ultime serate a Londra fu il concerto di D’Angelo. Uno di quegli artisti che vale la pena di vedere almeno una volta nella vita, a prescindere dai propri gusti musicali.
Perché come mi ha detto ieri Giorgios di Underflow (un bel negozio di vinili di Atene): non si deve mai discriminare la musica. Mentre chiedevo di poter ascoltare il mio vinile di Paolo Conte e di avere delle cuffie per non disturbare la musica avanguardista che stavano ascoltando in sala.
Noname ha creato quello che per me sarà uno dei dischi dell’anno. L’ho scoperto ascoltando Don’t forget about me, una ballata alla D’Angelo (somebody hit d’Angelo, I think I need him on this one) in cui l’artista parla di realtà , difficoltà, umanità e solidarietà. Argomenti di cui si è troppo spesso, oggigiorno, perduta traccia.
Ma sono molte altre le canzoni degne di un paragone col Sommo: l’incipit Self, Prayer Song, e pure la finale No Name in cui riesce a mescolare un po’ tutte le dinamiche di un album meraviglioso in una sintesi perfetta. Blaxploitation comincia con questo groove pazzesco che entra nelle gambe, e nell’ipppocampo.
Ok si, ammetto l’omissione, non ho commentato il dialogo con cui si apre la canzone, ma in piena epoca post-Weinstein, non so ancora decifrare se é già arrivato il momento di poter fare delle battute sessiste. O riderne.
Certi passaggi sono più classici di altri come Ace, Regal o Window ma, a mio avviso, questo album vira decisamente più verso il soul che verso l’Hip Hop. Mi assumo le mie responsabilità di “amatore della black music”, non é la mia tazza di te come direbbero in Inghilterra, ma come direbbe Fatimah: I knew you never loved me but I fucked you anyway.
Il mio prossimo viaggio sarà in Italia, ad ammirare le linee sinuose dei colli della Lunigiana, e le scale ripide delle coste spezzine, del mare verticale. Senza dubbio, quando penso alla contemporaneità, penso a noname, al nu soul ed ai ritmi sempre più serrati e complessi che la vita ci impone. Mi chiedo se abbiamo dimenticato di tenere un po’ di tempo per noi, e se vale davvero la pena di sprecarne tanto. Mi chiedo quando abbiamo dimenticato di essere umani. Di ammirare il mare.
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