In un mondo all’avanguardia, che ha raggiunto livelli di sviluppo tecnologico ed intellettuale notevoli, appare quantomeno bizzarro dover dedicare una giornata alla celebrazione delle conquiste sociali, economiche e politiche delle donne.
Se fossimo così maturi quanto ci professiamo non dovremmo neanche più porci il problema della parificazione dei sessi.
La realtà dei fatti dice invece che una donna continua ancora oggi a dover lottare per imporsi e rendersi autonoma e questo succede in ogni ambito, compreso quello musicale, anche se sempre più cospicuo si fa il numero di artiste che riescono gradualmente ad imporsi.
Tra di esse possiamo da poco annoverare Sasami Ashworth, che giusto lo scorso otto marzo ha dato alle stampe il disco che la vede al debutto da solista dopo la sua militanza nei Cherry Glazerr e nei Dirt Dress.
Muovendosi agilmente tra elettriche sonorità pop/rock che tendono a sconfinare verso sfumature shoegaze spesso permeate da una languida vena sognante, la polistrumentista americana declina un lavoro di debutto incentrato interamente sulla feroce disillusione verso l’amore di coppia, raccontato attraverso dieci brani che vedono quasi costantemente mutare atmosfera ed intensità.
Accompagnando delicatamente l’irregolare tracciato che va dalle sinuose frequenze flebilmente distorte dell’iniziale I Was A Window all’ipnotico reiterarsi percussivo di Tourned Out I Was Everyone, la morbida e sempre misurata vocalità di Sasami costruisce il fil rouge che tiene insieme un caleidoscopio sonoro che vede accostati rumorose attitudini lo-fi (Not the time), ammalianti ballate (Free) e oblique divagazioni vagamente lisergiche (Jealousy).
Un irrequieto flusso dalle tinte agrodolci che esprime in modo forse non sempre impeccabile, ma sicuramente convincente un’esigenza espressiva profonda e stringente.
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