The Cure – Standing On A Beach

Francesco Amoroso per TRISTE©

Come fare? Prima o poi i Cure li avrei dovuti affrontare, eppure scegliere uno solo dei loro album mi pareva davvero un’impresa ardua, se non impossibile. Avrei potuto parlare di Three Imaginary Boys, il loro esordio: tre ragazzini neanche maggiorenni che, in pieno punk, sfornavano canzoni pop inimmaginabili, intrise di teenage angst, fatte di pochi accordi, eppure efficacissime, come Boys Don’t Cry, 10:15 Saturaday Night, Fire In Cairo.

Oppure avrei potuto raccontare del mio primo, travolgente, incontro con la trilogia “dark”: Seventeen Seconds, Faith, Pornography (me li regalò, insieme, mia nonna una notte di Natale di quasi trent’anni fa) e, anche in quel caso, sarebbe stato arduo scegliere tra tre lavori che, ognuno a modo proprio, hanno definito un suono e un’epoca grazie a brani unici e irripetibili quali A Forest, M, Play For Today, All Cats Are Grey, One Hundred Years, The Hanging Garden.

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