Una “skill” (abilità, ndr) è identificabile semplicemente con il suo effetto finale o con l’intero atto motorio che la genera? Con questo interrogativo di cui immagino non freghi nulla a nessuno esco da lavoro, mangio un udon con verdure e mi avvio verso il Black Market.

Dopo la loro prima apparizione in “versione ridotta”, tornano ad Unplugged in Monti i Cats on fire “full band”. Eccovi la nostra recensione.

Usciti dalla immensa fucina di band indie-pop che è la Scandinavia, i finlandesi Cats on fire hanno saputo in questi anni imporsi sulla scena riscuotendo grande successo di pubblico e critica con i loro quattro album (ma già dal primo EP targato 2003): dal debut The Province Complains (2007) sino all’ultimo All Blackshirts to Me (2012)

Sì, perchè con le loro melodie à la Smiths e un’attitudine alla Jarvis Cocker, tra lo scanzonato e il malinconico, i ragazzi riescono contemporaneamente a farsi apprezzare già dal primo ascolto e (ben più difficile) avere lo spessore sufficiente per rimanere interessanti anche sulla lunga distanza.

Trascinati dalla bella voce di Mattias Björkas, anche in questo live i Cats on fire confermano le loro qualità: pezzi coinvolgenti (Higher Grounds) malinconici (My sense of pride) e delicati (l’ottima My Old Centreback,  tra le mie preferite) si mescolano (nonostante una forte base comune di fondo) in un mix di piacevolissimo impatto, che bene spiega tutto il successo ottenuto dalla band.

Un altro bel live per Unplugged in Monti, impreziosito da un’ottima qualità sonora e dalla presenza della formazione al completo che pareggia il record di 5 elementi sul palco del Black Market già raggiunto dai Plantman.

Ora, se qualcuno è interessato a discutere con me del problema di come definire le skill, mi può contattare per intrattenere una (spero) proficua discussione.  Grazie.