Kenny Moodie – January Twelfth

Marica Notte per TRISTE©

C’è sempre una piccola porta di Alice da aprire. C’è sempre un coniglio magico da seguire. C’è sempre un confine tra realtà e immaginazione. Molto spesso lo ignoro.

Qualche sera fa ho vissuto cinque minuti quotidiani di pura fantasia. Ho lasciato creare connessioni parallele tra realtà e immaginazione. Ho varcato la soglia di un unico mondo fatto di tante piccole cose. Di tante piccole e semplici cose.

L’atra sera ho pensato ad Alice e ho posto a me stessa questa semplice domanda: quali sono cinque cose che valga la pena vedere almeno una volta nella vita?

KennyMoodie_JanuaryTwelfthA distanza di giorni, ecco cosa vorrei: vorrei vedere un’aurora boreale (perché vorrei vedere i colori del cielo, l’azzurro a volte non basta). Vorrei vedere una cascata gigante (perché vorrei che l’acqua con la sua altezza mi rendesse piccola). Vorrei vedere il lancio di uno Shuttle (perché vorrei salutare un uomo che va nello spazio). Vorrei vedere una balena (perché vorrei vedere il limite fisico degli esseri viventi). Vorrei vedere una piccola tribù indigena (perché vorrei vedere un essere umano libero da tutto, pieno solo delle sue credenze e dei suoi riti).

Vorrei collegare i due mondi e per poterlo fare chiedo aiuto alla musica.

Kenny Moodie (London, Ontario) con January Twelfth apre la porta del suo mondo fatto di parole e note, di pensieri e suoni. January Twelfth è il primo lavoro di Moodie (insieme a Willem Cowan, Aidan Wasse e Keegan Marshall) realizzato tra Gennaio e Marzo (le date accanto ai brani specificano il periodo di produzione) dove i sei pezzi seguono le molteplici declinazioni del folk (alternative, pop, rock etc..).

Il lavoro di Moodie può essere diviso in due parti composte di brevi capitoli (come se il racconto dovesse essere raccontato a piccole dosi). Nella prima parte troviamo brani come Blue/Grey, July/January e Sunset/Moon (dove i titoli si muovono tra un punto e un altro, tra il blu e il grigio, tra un mese e un altro e tra il pomeriggio e la sera).

Nella seconda parte Self Portrait, The Season e Going Through non fanno altro che ripetere la bravura dimostrata nei precedenti. Kenny Moodie ha saputo cogliere l’equilibrio tra il parlato e il cantato, le note del pianoforte, della chitarra che a tratti diminuisce la dolcezza delle sue note (in particolar modo verso la fine) e i tonfi dati dalle percussioni rendono bene l’idea di musica del giovane canadese.

Alice sarà la mia compagna d’avventura. La mia porta d’ingresso per mondi paralleli.

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