Sara Timpanaro per TRISTE©
Ephemera è una parola che deriva dal greco e significa letteralmente “cosa effimera”.
Questo termine viene anche utilizzato per alcuni oggetti, più nello specifico indica l’insieme eterogeneo di oggetti e accessori d’antiquariato appartenente a un dato settore merceologico.
Quando eravamo bambini spesso gli adulti tentavano di insegnarci che le cose che possedevamo avevano un valore e soprattutto non dovevano essere sprecate. Ma noi, figli del mondo moderno abbiamo imparato bene a fare il contrario di ciò che ci è stato suggerito.
Il secondo lavoro dei cinque dublinesi Little Green Cars, Ephemera appunto, co-prodotto da Rob Kirwan (già al lavoro con altre band come U2 e The Frank & Walters), va ascoltato come se fosse una raccolta delle esperienze emotive vissute dai componenti del gruppo nel subbuglio della prima e tarda adolescenza e ne esplora i cambiamenti emotivi: irrequietezza, rimpianto, amore, sofferenza d’amore, speranza ed accettazione.
Stevie Appleby (co-fondatore del gruppo, e cantante maschile principale) racconta che Ephemera è un album di transizione che affronta quelle cose della vita che sono importati, ma solo per un breve periodo.
L’era del consumo insomma: come se alcune “cose” della vita fossero intese come effimere fin dall’inizio, con una data di scadenza, dotate di natura fluida, inconsistente, e prodotte per essere consumate finché rimpiazzate da altre “cose nuove”.
The Song They Play Every Night, che è il brano scelto per lanciare l’album è un primo notevole assaggio dell’arte della band irlandese, nel quale una chitarra acustica pizzicata rende giustizia al riverbero e alla forte carica malinconica evocata da questo pezzo (“If you don’t love me now/ you didn’t love me before”). In You vs Me il peso emotivo della fine di una storia si esprime nelle semplici parole “It used to be, the whole world vs you and me/ But now it seems, it’s just you vs me”.
Ad Appelby si alterna alla voce Faye O’Rourke, che può essere apprezzata in brani come Easier Day e Ok Ok Ok (quest’ultima scritta in adolescenza, su una vecchia tastiera Casio, descrive le vicissitudini di un amore finito).
Uno dei brani chiave di Ephemera è senz’altro Clare De Lune una canzone in cui Stevie si scaglia contro l’ossessione della società odierna: la felicità a tutti i costi. “I think that beauty is the beast/ Its in my head while I can’t sleep/ Its everything I want to be/ Makes me happy”.
Insomma più che effimeri, gli argomenti di Ephemera sono uno spaccato, ben descritto in chiave musicale, di tutte le sofferenze che ci trasciniamo dall’adolescenza, ma che inevitabilmente concorrono a formare le persone che diventiamo nel presente, a volte migliori a volte no.
Forse gli adulti dovrebbero insegnare questo ai bambini: l’integrità e la coerenza di essere sempre e comunque se stessi.