Albert Brändli per TRISTE©
Ho sempre avuto uno strano rapporto con la morte. Da bambino sognavo spesso di perdere i miei cari, e mi svegliavo durante la notte col cuscino intriso di lacrime, sperando che fosserosolo incubi.
Brutti scherzi ci gioca la mente! Erano sogni, forse quelli di un bambino che aveva soltanto paura di rimanere solo.
E chissà che anche Melati Malay, (componente del duo Young Magic insieme ad Isaac Emmanuel) non ne facesse di simili.
Still Life è il loro ultimo lavoro, uscito a maggio per l’etichetta Carpark Records (con cui collaborano sin dagli albori) e sembra essere il personale viaggio introspettivo di Melati, che dopo aver perso il padre si rifugia in una capanna dell’Indonesia per scriverne i testi.
Valhalla, brano che apre e chiude il disco, contiene tutti gli ingredienti del sound che riporta ai luoghi impressi nell’ippocampo della polistrumentista e vocalist della band. Ingredienti abbondantamente conditi dai synth che accompagnano le percussioni in un loop psichedelico dove la voce di Malati Malay sussura “calling out to you in all directions”.
Il disco è stracolmo di suoni tribali (Lucien, Sleep Now, IWI) che fanno di Still Life un album dalle variegate sfaccettature, arcaiche ma contemporanee allo stesso tempo (Held), in un connubio che sa anche di dream-pop (Default Memory, How Wonderful, Homage) e che ti lascia dentro il gelo e l’inquietudine che solo l’esperienza di una persona che sa “come ritornare al mare”(IWI) può fare.