Peppe Trotta per TRISTE©
In questo ultimo periodo più volte ho ritrovato rimandi ad un libro molto noto la cui lettura non avevo ancora affrontato. Ovunque mi comparivano citazioni e riferimenti e alla fine ho deciso di raccogliere i segnali giunti.
Eccomi quindi alle prese con “Walden ovvero Vita nei boschi” di Thoreau, resoconto di un isolamento volontario nella natura, lontano da una civiltà deludente e alla ricerca dell’essenza della vita. D’altronde l’alternativa sarebbe stata “Libro dell’inquietudine” di Pessoa, quindi sempre di solitudine si sarebbe trattato.
A completare il quadro (spero non si tratti di qualche strana premonizione) ho cominciato ad ascoltare assiduamente The Valley of Yessiree, spostandomi così dal Massachusetts al non troppo distante Ontario, terra di origine di Artur Dyjecinski.
Il cantante canadese (e riecco una delle terre predilette da TRISTE©) trapiantato a Londra dove è attivo in qualità di frontman dei Dracula Legs, giunge al suo esordio da solista confezionando un disco di grande intensità e bellezza.
Filo conduttore delle dieci canzoni è appunto un senso di claustrofobico isolamento, raccontato attraverso un folk crepuscolare ed intimista dominato dalla sua voce calda e profonda, perfetto per essere assaporato godendosi un quieto tramonto su una linea d’orizzonte distante.
Goad by a Valley con il suo incedere dolente e il suono malinconico della chitarra elettrica ci proietta subito nell’atmosfera imperante dell’album, confermata appieno dalle più fluide trame melodiche di I’m the Woods e dall’oscuro blues di Grenades.
I due strumentali Yessiree e Hunger con il loro fluire accattivante e vagamente epico ci trasportano nelle dilatate distese della patria di Dyjecinski, sottolineando come il suono sappia mantenersi autonomo ed efficace nei confronti di una voce fortemente caratterizzante, capace di farci sentire tutta la profondità e forza dell’oceano quando intona le parole iniziali della splendida The Fight.
The Resurrection e Iworm, che conclude questo emozionante viaggio, sono i due capitoli meno umbratili del lavoro e regalano uno spiraglio di dolcezza che lascia penetrare un senso di rinnovata speranza.
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