Goød Falafel @Glamour – Catania, 4/11/2016

goodfelafel_glamourSara Timpanaro per TRISTE©

Quando piove le città diventano magiche. La gente corre sotto i balconi coprendosi a mala pena con il proprio soprabito per evitare di prendere qualche goccia d’acqua (che sarà mai).

A Natale, poi, le luci dei lampioni si riflettono sul basolato lavico bagnato e si confondono con le illuminazioni dei mercatini, rendendo questa cornice ancora più nostalgica e malinconica.

Insomma, diventa tutto romantico. E mentre osservi questo spettacolo ti sorprendi avere lo sguardo fisso in un punto, mentre il corpo percepisce ogni stimolo sensoriale, e la mente è chissà in quale ricordo.


La Domenica, in particolare, mi capita di ricordare quando da ragazzina guardavo i vetri appannati e bagnati del balcone di camera mia, sentendo sempre quella strana sensazione di malinconia che agitava il mio animo. Buona scusa per non stare con gli occhi tra le parole dei libri.

Sono sempre stata debole alle distrazioni, anche le più piccole: una semplice mosca che volava, una nuvola appesa nel cielo azzurro, o qualcosa che semplicemente attraversava la mia mente tagliando in due un momento, tra il reale e il fantastico.

Ma quando qualcosa colpisce la mia attenzione è difficile distogliermi. E sono stati i suoni synthpop e new wave dei Goød Falafel che Domenica scorsa hanno attirato la mia attenzione e fatto ballare letteralmente l’anima.

La voce seducente di Laura Messina e le sonorità ben curate da Vincenzo Schillaci al basso e Sergio Schifano alla chitarra e ai synth hanno conquistato non solo me, ma anche il pubblico del Glamour, puntuale per la rassegna della Domenica sera di Nazionali Senza Filtro.

Al momento questi talentuosi ragazzi di Palermo hanno pubblicato un EP nel 2014 per la Qanat Records, e per questa prima Domenica di dicembre hanno voluto deliziare il pubblico con un’anticipazione del nuovo lavoro che sarà disponibile per le nostre orecchie a Gennaio.

E mentre la pioggia scendeva flebile e dolce, e le labbra si inumidivano di vino, ecco venir fuori una cover eseguita con soggettività e carattere: Sweet Armony (Beloved, 1993). Ed è stata veramente una “dolce armonia”: il movimento dei piedi seguiva il ritmo con naturalezza e dolcezza.

Brani come Are You Real, Dark Light, Fake Fields and Beautiful Lies, tratti dal primo lavoro, hanno davvero creato un’atmosfera rarefatta, segnata da momenti in cui era giustificato potersi perdere creando un equilibrio ben strutturato tra sonorità anni ’80 e l’elettronica di oggi.

Questo 2016 sta per concludersi con una grande dose di bellezza. La pioggia scendeva, le strade brillavano e i nostri ricordi più intensi potevano anche dissolversi, trovando così nuova identità.

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