TRISTE© #Roma – Top 10 (+1) 2016

top102016_tristeromaVieri Giuliano Santucci per TRISTE©

Tra le mie varie fisime (di cui tra l’altro non vi parlo da un po’…prometto di rimediare nel futuro) quest’anno si è aggiunta quella di essere affetto, precocemente, da malattie neurodegenerative che stanno intaccando la mia memoria.

Al netto del fatto che (come al solito) probabilmente ho sbagliato diagnosi, rimangono i sintomi (come dice Woody Allen “non sono un ipocondriaco, sono un allarmista”). E questo non è il massimo quando devi fare delle liste.

Fortunatamente la mia “memoria musicale” sembra funzionare ancora, o quantomeno rimane vivido il ricordo di quello che ho pensato di un album durante l’ascolto. Che non è proprio il ricordare perfettamente un disco, ma aiuta per fare la mia classifica di questo 2016.

Come sempre, qualcosa bisogna lasciare fuori (a malincuore), qualcosa lo si è perso per strada e, sì, magari alla fine qualcosa lo si è pure scordato. Ma la mia top 10 (+1, che trovate in fondo…) rispecchia bene il mio anno di musica, che come sempre è stato davvero molto intenso ed affollato.

Eccovi quindi le mie scelte. Magari, in parte, saranno anche le vostre.

10. A. Dyjecinski – The Valley Of Yessiree Un pugno allo stomaco. O forse all’anima. Questo è quello che mi succede tutte le volte che ascolto la splendida The Fight, pezzo chiave di The Valley Of Yessiree. Un disco cupo e profondo come la voce di A. Dyjecinsk

9. Frankie Cosmos – Next Thing A mio avviso uno dei dischi più sottovalutati dell’anno. Sotto le atmosfere scanzonate delle proprie canzoni, Greta Kline mostra di avere davvero tanto da dire. L’incedere slacker di questo disco è solo la ciliegina sulla torta di un album capace di sorprendere sotto diversi punti di vista.

8. Barbarisms – Browser Nel 2016 è tornata una delle nostre band preferite, gli svedesi Barbarisms, con un nuovo bellissimo album pubblicato anche per l’italiana A Modest Proposal Records. Nicholas Faraone e compari ripartono da dove ci avevano lasciati con il loro debut, spostandosi questa volta verso sonorità più variegate. Nonostante in Scandinavia il tempo non sia clemente (“The Winter ends here in July”) i Barbarisms riescono a riempire di luce i propri pezzi, anche dove i (bellissimi) testi celano qualcosa di più cupo.

7. Plantman – To The Lighthouse Matthew Randall è uno degli artisti più raffinati e talentuosi che ci siano. Ed ogni nuovo disco non fa che confermarlo. Se vogliamo trovare dei “limiti” nei suoi lavori sono forse l’eccessiva pacatezza e l’estrema delicatezza delle sue canzoni, che mal si adattano alle modalità di ascolto contemporaneo. Ma forse questi sono solo degli ulteriori aspetti positivi della produzione targata Plantman.

6. Kevin Morby – Singing Saw In questo disco c’è quella che, probabilmente, è la mia canzone preferita del 2016, Dorothy. Ma Singing Saw non è solo questo. E’ la conferma di un artista eclettico che spaziando tra cantautorato, rock e pop riesce a fregarsene delle mode e arrivare dritto a cuore e testa dell’ascoltatore.

5. Keaton Henson – Kindly Now Potremmo dire che Henson è tornato con la sua solita, disarmante, intima tristezza. Ma potremmo anche dire che qualsiasi cosa faccia questo artista sembra baciato dal dono della perfezione.

4. Whitney – Light Upon The Lake Miglior debut dell’anno “by far”, Light Upon The Lake è un riuscitissimo mix di psych-pop e folk capace di illuminare ogni momento della giornata. Con Golden Days come pezzo trainante, gli Whitney hanno davvero azzeccato ogni mossa in questo bellissimo album.

3. Angel Olsen – My Woman Un nuovo disco perfettamente riuscito della cantautrice statunitense. Questa volta ancora più completo e maturo. My Woman forse non accontenta totalmente i fan della “prima Angel Olsen”, ma sicuramente mostra un’artista capace ormai di svariare tra più sfumature musicali, conservando la profonda crudezza che da sempre la contraddistingue

2. Andy Shauf – The Party Il cantautore di Regina ci racconta di una festa attraverso i suoi diversi personaggi. Una sorta di “concept album” raffinatissimo, a cavallo tra un pop dalle influenze beatlesiane e il folk del nordeuropa, con qualche”spruzzata” di jazz che non guasta mai.
Un disco davvero impressionante per cura nei particolari e per ispirazione, che forse non ha avuto tutta l’attenzione che meritava: ma voi avete ancora il tempo per rimediare, partendo magari dalla canzone che chiude l’album, la bellissima Martha Sways.

1. Mitski – Puberty 2 Nel mondo “veloce e distratto” di oggi, chi si sofferma ancora sui testi? Beh, per i pochi rimasti a farlo, Puberty 2 di Mitsky Miyawaki è una gemma di rara bellezza. Ed anche l’aspetto “sonoro” non lascia certo a desiderare. Un disco che mostra la continuità e al tempo stesso la crescita di una artista davvero completa.
“One morning this sadness will fossilize/ And I will forget how to cry/ I’ll keep going to work and you won’t see a change/ Save perhaps a slight gray in my eye”

—-

[fuori classifica] Cate Le Bon – Crab Day Un disco poco considerato, che ha sì dei momenti non perfettamente riusciti, ma al tempo stesso possiede qualche picco davvero altissimo. Però il punto non è questo: io volevo nominarlo giusto per dire che amo Cate Le Bon e qualsiasi cosa faccia per me va bene.

 

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3 pensieri su “TRISTE© #Roma – Top 10 (+1) 2016

  1. Pingback: Mitski + Personal Best @Covo Club – Bologna, 24/02/2017 | Indie Sunset in Rome

  2. Pingback: Whitney @Monk Club- Roma, 7/6/2017 | Indie Sunset in Rome

  3. Pingback: Andy Shauf @Monk Club – Roma, 13/06/2017 | Indie Sunset in Rome

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