Non so come mai gli Heliocentrics si chiamino così, immagino per un riferimento alla teoria che il sole sia al centro del sistema solare, ma appena lessi la prima volta il nome del gruppo li andai ad ascoltare perché sì, su di me a volte è il fatto che un nome mi piaccia o no che mi porta ad incuriosirmi di una band.
Teoria pericolosa, ma questa è un’altra storia
Con gli Heliocentrics invece mi andò bene, con la loro fusione magistrale di jazz più o meno free, funk, psichedelia e a seguire le collaborazioni con il grande Mulatu Astatke, tra gli altri.
Curioso quindi di andare a riascoltarli in questa più che afosa (oserei dire luciferina) Roma di inizio agosto 2017, mi incammino verso Villa Ada pieno come sempre di speranze quando si tratta di un live dei nostri.
Speranze ripagate? Anche di più.
Accompagnati dalla nuova affascinante cantante Barbora Patkova, gli Heliocentrics hanno sviscerato un’ora e mezza di pura trance intrisa di space rock, fiati, tastiere vintage, mantra, con i balli sfrenati e la voce potente e profonda della Potkova a tirare le fila.
I sette, accompagnati da un ottimo spettacolo di visual, mantengono un affiatamento costante con il passare dei minuti, un’unione che tra schemi fissi e improvvisazioni ci trascina potente fino alla conclusiva (secondo bis) cover di Nuclear War della Sun Ra Arkestra, catarsi finale ad uno dei concerti più belli del 2017.
Musica come dovrebbe essere: Heliocentrics.