Ci sono voluti tre anni di dure sedute psichiatriche per arrivare alla conclusione che “i rapporti sono difficili e vanno coltivati”.
Esatto, coltivati. Ed è per questo che a 26 anni ho deciso di andare in giro come Natalie Portman in Léon con ben due bellissime piante grasse al seguito.
Carinina e Carinino sono diventati i compagni di tutti i giorni, io ci parlo, li curo e cerco di farli stare sempre al sole, e nonostante le spine e la loro poca loquacità in fondo siamo arrivati ad una vera connessione.
Un po’ come il filo conduttore che unisce Joey Burns e John Convertino in quella crasi che congiunge la parte iniziale della parola “California” a quella finale della parola “Mexico” in un unico nome, Calexico.
The Thread That Keep Us, per l’appunto, è il nuovissimo album del duo di Tucson che sembra tornare in scena sempre più carico di belle novità.
Disponibile anche in versione deluxe con un totale di 22 tracce, questo nono album si incentra per lo più su temi politici correlati al disagio e alle sofferenze dei rifugiati, lasciando che sia un mix di generi in perfetto stile Calexico (tra le suggestive fieste messicane, il country folk, la psichedelia, l’elettronica, fino ad arrivare ad un jazz quasi improvvisato), a dare (gran) voce a gente che spesso viene privata dei propri diritti.
The Thread That Keep Us più che un album sembra essere una vera connessione a 360° di generi, territori e temi, dimostrando che dopo oltre vent’anni Burns e Convertino riescono a riservarsi ancora una volta il proprio singolare scenario nel panorama musicale.
E se è vero che esiste “un filo che ci tiene uniti”, così come cantano i Calexico. spero solo che per quel tempo i miei cactus abbiano perso tutte le spine.
Visti di recente…
https://www.sullamaca.it/musica/calexico-sommacampagna-10-10-2018/
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