Francesco Amoroso per TRISTE©
“We Hate It When Our Friends Become Successful” cantava circa venticinque anni fa Morrissey, in uno dei suoi singoli solisti di maggior impatto. E, in effetti, bisogna ammetterlo (senza neanche vergognarcene troppo): molto spesso lasciamo prevalere l’invidia sulla gioia di vedere un amico che ce l’ha fatta. È un po’ triste, ma umano. Saremmo potuti essere noi, come dice Moz, quelli che sono arrivati, quelli che guadagnano bene, indossano vestiti costosi, guidano macchine sportive e, magari, si accompagnano a belle donne (o a begli uomini, naturalmente). Eppure, per una qualche ragione, che ci sfugge ma che probabilmente è evidente al resto del mondo, è stato il nostro amico ad avere successo. Non ci restano che due alternative: roderci dall’invidia, avere travasi di bile e dare libero sfogo ai nostri istinti più bassi, oppure riconoscere il merito di un’altra persona e continuare a rapportarci a lei/lui come facevamo prima che il successo la/lo baciasse.
Suppongo, per nostra fortuna, che i canadesi Dallas Bryson, Darryl Kissick e Avery Kissick si siano dimostrati delle persone migliori e corrette e abbiano accolto il successo del loro amico di vecchia data, Andy Shauf, in maniera positiva e entusiasta.
Non avremmo, altrimenti, mai sentito parlare dei Foxwarren.
Dieci anni fa, infatti, i tre musicisti sopra menzionati, insieme, appunto a Shauf, avevano dato vita al progetto Foxwarren, senza però mai arrivare alla pubblicazione di un album.
Nel frattempo Andy Shauf, loro cantante e principale songwriter, ha raggiunto notevole e meritata fama con i suoi tre lavori solisti (su tutti l’ottimo The Party del 2016). Eppure, a quanto pare, l’amicizia tra i quattro non ne è risultata scalfita, tanto che, di ritorno dall’ultimo trionfale tour, Shauf si è riunito ai compagni nello stato del Manitoba, per completare le registrazioni di un debutto da lungo tempo immaginato ma mai portato a termine.
Il suono dei Foxwarren, rilassato e cullante, è profondamente influenzato dal folk rock degli ultimi quaranta anni, a partire dai classici, da The Band a Crosby, Stills & Nash, per arrivare ai più attuali Elliot Smith e Vetiver, eppure qui e là emergono sonorità curiose ed eccentriche, come nel caso del singolo “Everything Apart”, costruito attorno a una pulsante linea di basso e a tastiere vintage, o dei brani nei quali la delicata coloritura elettronica è più evidente (“Lost On You”). Altrove le morbide chitarre slide di “In Another Life” e “Your Small Town”, la vocalità soffusa di “To Be” e “I’ll Be Alright”, le riuscite orchestrazioni di “Give It A Chanche”, richiamano le sonorità presenti nel lavoro solista del frontman Andy Shauf, ma gli arrangiamenti sono più immediati e diretti e le strade musicali scelte sono soavi e avvolgenti.
L’omonimo esordio dei Foxwarren è lavoro sentito e sincero e un esempio, anche piuttosto fulgido, di genuina ispirazione e di naturale interazione tra diverse personalità. Accade quando amici fraterni, che amano quello che fanno e amano farlo insieme, non si lasciano influenzare dal fatto che uno di loro ha avuto maggiori riconoscimenti rispetto agli altri.
A volte la musica ci fornisce anche qualche utile insegnamento morale: l’invidia difficilmente avrebbe potuto fare da carburante a un album così piacevole e disteso, l’amicizia e la passione comune, invece, ci sono riuscite.
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