In una via di Portonaccio imballata di traffico e macchine, causa concerto nelle vicinanze dei Colle der Fomento, si è tenuto al Monk la terza data del tour di presentazione del nuovo disco dei C’mon Tigre, Racines.
Questo progetto italiano (un duo, che poi dal vivo allarga il numero di componenti in maniera esponenziale) avvolto da un’aurea di mistero si è fatto strada, sin dal precedente disco, grazie al suo attingere al “sentire” Mediterraneo come ispirazione, contaminando il tutto con il funk, il jazz cosmico, il downtempo.
Immaginiamoci l’atmosfera di Gonjasufi che cede un po’ di feeling digitale al suono più caldo e naturale dei fiati e della chitarra: questa potrebbe essere un’ipotetica descrizione del mondo C’mon Tigre, in realtà molto più vasto e multiforme di quello che le parole possono andare a descrivere.
Dal vivo i C’mon Tigre diventano sei: voce e tastiere, xilofono e moog, chitarra, batteria, sax e trombone. Una piccola orchestra che alterna momenti più cerebrali, beat elettronici (che ci sono, eccome, e che trascinano il numeroso pubblico), fusion free jazz e funk, afrobeat e Medio Oriente (nelle linee melodiche, poco occidentali, molto orientali). La bidimensionalità di alcuni tratti viene rimodulata grazie a vere esplosioni di groove inarrestabili, con il tandem batteria-fiati a fare da motore danzereccio.
Un concerto che dura un’ora e mezza e che nel bis dedicato al precedente disco omonimo del 2014 lascia tutti soddisfatti, compreso chi ha faticato e non poco a trovare parcheggio nella caotica Roma Est di questo sabato fusion romano.
Pingback: Any Other @Spazio Diamante – Roma, 26/03/2019 | Indie Sunset in Rome