Francesco Amoroso per TRISTE©
Alcuni album sembrano nati per fare da colonna sonora a una stagione ben precisa: ci sono quelli uggiosi e autunnali, quelli sfrenati ed estivi, quelli perfetti per scaldare le gelide notti invernali. Esistono i dischi per l’alba, per il tramonto e quelli notturni, gli album per curare le ferite e quelli per lasciarsi andare.
Eppure le uscite discografiche di tutto questo se ne fregano e seguono molto raramente una logica che non sia di natura commerciale (o dettata dalla contingenza e dalle esigenze delle case discografiche).
Succede così che un album perfetto per allietare le serate estive e accompagnarci lungo gli interminabili percorsi di una rilassato viaggio senza meta, esca proprio a fine stagione, rischiando di passare, se non inosservato, quantomeno oscurato dalle uscite più adatte all’autunno e all’inverno che già grava sulle nostre teste.
Quando ho ascoltato per la prima volta “Forever Turned Around”, il secondo lavoro dei Whitney, ho subito pensato a quell’ora dorata che pigramente scolora nella notte stellata, a un’automobile lanciata a velocità moderata su una lingua d’asfalto che si perde all’orizzonte, a una veranda, con una sedia a dondolo e una caraffa di tè al limone molto zuccherato che suda al contatto con la calura della sera estiva, a una pigra passeggiata all’alba tra la rugiada e il profumo del bar che aprono i battenti.
Ho avuto il raro privilegio di ascoltarlo all’inizio della stagione ed è diventato un compagno imprescindibile delle mie giornate estive.
Il viaggio di Julien Ehrlich e Max Kakacek – già negli Smith Westerns (cui Julien si era unito dopo aver lasciato gli Unknown Mortal Orchestra) – è ripartito da dove “Light Upon The Lake”, l’esordio del 2016, si interrompeva: proprio da quella magnifica “Golden Days” che, con i suoi delicati riff psichedelici e l’incedere spensierato della melodia, era il vertice dell’album.
E il sodalizio tra i due musicisti di Chicago continua a regalare meraviglie.
Co-prodotto da Bradley Cook (Hand Habits, Bon Iver) e Jonathan Rado (Weyes Blood, Father John Misty), “Forever Turned Around” è, però, un disco più ardito e sperimentale (si veda lo strumentale Rhododendron) e, al contempo, più maturo e compiuto. Dall’apertura “Giving Up”, che unisce i suoni scintillanti della West Coast con la malinconia del testo, fino alla struggente, nostalgica e misuratissima title track, le dieci canzoni contenute nel nuovo lavoro sono caratterizzate da arrangiamenti vivaci e soluzioni sonore felicissime che sfiorano la psichedelia più morbida, flirtano con il power pop e si ibridano con il folk rock dei seventies. Le loro melodie sono piacevoli, semplici, vagamente distratte, eppure tremendamente efficaci.
È un album che sembra scritto e cantato per il semplice gusto di farlo, lontano da ogni logica commerciale o dalla volontà di impartire lezioni etiche o morali, un piccolo vademecum, o un indispensabile compagno di viaggio, per chi ha deciso finalmente di rallentare, prendere il fiato, lasciarsi andare all’amore e godersi la bellezza delle piccole cose.
Un lavoro nel quale le canzoni si muovono tra alberi di sequoia, rododendri, fiori, fiumi e valli, notti solitarie e albe gonfie di brina e speranza. Le chitarre sono gentili, i fiati carezzevoli e l’organo vintage rende più dolce il ricordo.
I Whitney fanno musica semplice, che abbraccia senza remore con il soft rock degli anni settanta e, pur nella sua linearità, riesce a evocare sensazioni complesse e sentimenti discordanti.
Il falsetto retrò di Ehrlich esalta, così, melodie che si bevono come un dissetante bicchiere d’acqua fresca sotto la canicola estiva, ma che regalano i profumi e gli aromi di un grande vino d’annata.
Il mio (umile) consiglio è: prendete e bevetene tutti, ora, finché siete in tempo, finché ci sono ancora splendide serate di fine estate e la malinconia è ancora una sensazione lieve suadente e non si è ancora trasformata in tetra cupezza.
E, se non doveste fare in tempo, o se il vostro umore si fosse già guastato e l’inverno dovesse già incombere sul vostro animo, allora conservate gelosamente “Forever Turned Around” per la prossima estate. Sono sicuro che non ve ne pentirete.
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