Francesco Amoroso per TRISTE©
Ricordate The Wedding Present?
Quei tipi che, nel 1992, sono apparsi su Top Of The Pops circa 12 volte, visto che ognuna delle canzoni concepite per il loro folle progetto “one single a month” ha raggiunto la top 20?
Quelli che, sfacciatamente, nel 1990 hanno intitolato un loro 12 pollici All The Songs Sounds The Same?
Beh, se non li ricordate, sarebbe davvero opportuno che vi deste da fare con un accurato approfondimento, visto che hanno scritto alcune delle pagine più importanti (e, soprattutto, eccitanti) del guitar pop inglese degli ultimi 40 anni, a partire da Tommy (la raccolta dei primi singoli) e George Best, passando per Seamonster (prodotto da Steve Albini) fino ad arrivare al recentissimo Locked Down And Stripped Back (il cui titolo è assolutamente autoespicativo).
Tuttavia non è dei Wedding Present che voglio parlare (anche se mi piacerebbe farlo, prima o poi) ma di una band formata da due canadesi di Toronto che è da poco giunta all’esordio sulla lunga distanza: i Ducks Ltd.
La digressione iniziale è dovuta (oltre al piacere di citare i Wedding Present) al fatto che chiunque abbia una certa età (almeno 40?) e una certa dimestichezza con la musica indie anglosassone non può non farsi venire in mente i succitati Wedding Present, ascoltando l’irresistibile riff iniziale di How Lonely Are You?, il brano che apre Modern Fiction: l’assonanza è talmente evidente e sfacciata che viene da pensare che si tratti di un omaggio inconscio.
Già nel loro EP di debutto, Get Bleak, i Ducks Ltd., che all’epoca si chiamavano Ducks Unlimited ed erano un quartetto, non avevano nessuna remora a citare apertamente le loro influenze: The Go-Betweens, The Chills e tutto il jangle-pop anni ’80 della Flying Nun e della Sarah Records (ma non The Wedding Present).
E questo elenco era davvero quanto di più accurato potesse dirsi sul suono dei quattro brani contenuti nell’EP (poi successivamente ripubblicato e ampliato), visto che le melodie dei canadesi ponevano le loro fondamenta sullo scintillante suono delle chitarre e su linee vocali armoniose e un po’ noncuranti (“casual” sarebbe la parola perfetta, ma proviamo a parlare italiano…), bilanciando, come dei veterani della scena, euforia e malinconia.
Il cambio del nome (dovuto probabilmente all’esistenza di una società che si occupa di caccia alle anatre che si chiama proprio Ducks Unlimited) e un drastico ridimensionamento della formazione hanno portato a Modern Fiction che, anche grazie al maggior spazio di manovra concesso dal formato Lp, contiene tutto quanto già accennato e anche di più.
Una specie di paradiso in miniatura per gli amanti del jangle pop, un ottovolante di ritornelli, ganci e melodie vocali!
Già questa estate, con 18 Cigarettes, il primo singolo estratto dall’album, i Ducks Ltd. avevano tracciato la strada: una strumentazione essenziale, irresistibili riff di chitarra, un basso incalzante, un testo ironico e, al contempo intriso di nostalgia (“I wanted things to stay/ as they would not stay“), un ritornello che si insinua nel cervello come un tarlo nella gamba di un mobile di legno pregiato.
Il resto dell’album segue la linea tracciata dal singolo e il brano di apertura, How Lonely Are You?, che già dal titolo richiama atmosfere C86 e indie pop, suona come una canzone di una qualsiasi delle band della Flying Nun – se solo David Gedge fosse stato il frontman di una di esse – con quel suo intro di chitarra tagliente e stordente che lo rende anche dinamicamente inarrivabile.
Ci sono passaggi in cui i Ducks Ltd. sembrano essere presi dalla pura euforia, come se le loro chitarre sprigionassero una sostanza fortemente eccitante. Il gioioso brano conclusivo Grand Final Day, la melodiosa Under The Rolling Moon, la diretta Fit To Burst abbandonano per un momento la malinconia e si lasciano trascinare dalle sei corde verso un sentimento di gioia incontaminato (o quasi).
Sono il breve intermezzo strumentale Patience Wearing Thin e Always There, con il suo arrangiamento elaborato (che comprende anche una sezione d’archi), a riportare una vena malinconica che caratterizza tutta la seconda parte del lavoro, un’atmosfera che i Ducks Ltd. sanno misurare con notevole maestria e che aggiunge grande spessore al loro suono.
Le voci morbide, le melodie e gli immancabili ritornelli, sempre efficaci, conferiscono a tutte le canzoni tratti distintivi e le rendono particolarmente godibili e immediatamente riconoscibili (con buona pace, in questo caso, dei Wedding Present e del loro All Songs Sound The Same).
Il fatto è che McGreevy e Lewis, oltre ad avere un suono e le voci perfette per questo suono, sanno come scrivere una canzone che funzioni davvero.
L’impressione finale è che Modern Fiction riesca a unire, nel breve volgere di una canzone, Toronto con Bristol e con l’Australia, l’Inghilterra con Dunedin, in Nuova Zelanda.
Il jangle pop di cui si fanno alfieri i Ducks Ltd., che è anche quello dei loro conterranei Kiwi Jr. e degli australiani Rolling Blackout Coastal Fever, è un suono che virtualmente unisce il pianeta e che elude il calendario: i brani di Modern Fiction potrebbero essere stati scritti ieri come nel 1986.
E sappiamo benissimo che questo, almeno da queste parti, è un gran complimento.
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