Come spesso succede le cose belle si accavallano agli impegni. In questa settimana di lavoro massacrante (per me), a Roma sono passati due artisti che hanno fatto due tra i migliori dischi di questo 2014, almeno per ora. E quindi, nonostante gli impegni, non potevamo mancare.
Dopo il concerto di Barzin questo Giovedì, ieri al Circolo degli Artisti è arrivato Micah P. Hinson. Ed è stato bellissimo.
Del suo nuovo lavoro, Micah P. Hinson and the Nothing, primo disco dopo il grave incidente in macchina che aveva rischiato di mettere fine alla sua carriera, vi avevamo già parlato approfonditamente in una nostra review di qualche tempo fa.
E’ un disco toccante e cupo, il disco della rinascita e del recupero dall’incidente che lo aveva messo di fronte “al Nulla”. Un album che si aggiunge alla sua già bellissima discografia, fatta di country, folk, Stati Uniti e quella voce d’altri tempi che condisce perfettamente ogni pezzo.
E così Micah sale sul palco del Circolo con la sua chitarra e il suo bastone e apre il concerto con il pezzo che dà inizio anche al nuovo disco, How Are You, Just a Dream, che se nell’album è forse il pezzo più “movimentato” qui prende invece una forma più dilatata, mostrando da subito una cosa che risalterà per tutta la serata: la sua grande voce.
Dopo un altro pezzo che amo particolarmente (The Life, Living, Death and Dying of a Certain and Peculiar L. J. Nichols, dedicata al nonno), Micah si sposta al piano per la struggente I Ain’t Movin’ ed introduce la moglie, Ashley Bryn Gregory, che lo accompagnerà nel concerto (fatta eccezione per qualche altro pezzo di sola chitarra e voce) alla batteria e in ben riusciti duetti.
Il live ruota quasi completamente attorno ai pezzi dell’ultimo disco. Che rivisitati in questa versione più scarna acquistano nuova vita e, se possibile, un ulteriore e più diretto impatto emotivo.
Quando intona On The Way Home – To Abilene prima e più avanti, una dietro l’altra, The One to Save You Now e A Million Light Year quasi bisogna farsi forza per trattenere le lacrime. Una voce che sembra arrivare da un passato lontanissimo e che invece è qui, ora, e fortunatamente sembra avere ancora molto da dire.
“Impreziosito” anche da qualche scaramuccia con il pubblico (in verità con due persone che, inspiegabilemente, avevano qualcosa da lamentare), il bellissimo concerto si conclude con tre pezzi del passato: The Leading Guy, Beneath the Rose (ottima) e la splendida The Nothing, tratta dal suo primo disco, Micah P. Hinson and The Gospel of Progress.
Visti tutti gli impegni e lo stress, questo concerto ci voleva proprio. Ora torno a litigare con il mio lavoro, ma metto sul giradischi il vinile di Micah.