Quando ero giovane avevo (è ho tutt’ora, nonostante ci siamo un po’ persi di vista) un grande amico che era fissato col punk (o per essere più precisi con il punk rock). Io ai tempi non apprezzavo molto tali sonorità. Con anni di distanza volevo dirti una cosa Riccardo: sai che in parte avevi ragione tu?
Non che ora sia diventato un vero amante del genere, ma alcuni gruppi (del passato e del presente) sono invece diventati ascolti assai graditi. Grazie anche a band come i Parquet Courts che hanno saputo dare nuovo spolvero a queste sonorità.
Ma come Parquet Courts? No, non siamo (ancora) diventati dislessici. Sotto il nome di Parkay Quarts si celano in verità Austin Brown e Andrew Savage, i due frontman della band neworkese che insieme a nuovi collaboratori hanno dato vita a questo spin-off.
Dei Parquet Courts vi abbiamo parlato molte volte: sia con il loro splendido Light Up Gold così come con il nuovo disco uscito nella prima metà di questo 2014, Sunbathing Animal, i PC hanno mostrato di essere una delle migliori realtà in circolazione, con buone probabilità di piazzarsi anche quest’anno nelle nostre top 10.
Definire punk (o meglio post-punk) i Parquet Courts è sicuramente un buon modo per inquadrare le sonorità della band ma così, in modo nudo e crudo, risulta un po’ riduttivo: punk sì, ma maturato. Passato per il lo-fi e la spensieratezza dei ’90s e arrivato sparato nel nuovo millennio.
E questa esperienza marchiata Parkay Quarts conferma tutto questo, ampliando ancora di più il ventaglio di riferimenti e sfumature che contraddistingue la produzione di questi musicisti. Ascoltando Content Nausea si possono percepire echi di Pavement, Talking Heads, Devo e più di un pezzo al limite dello “spoken words”, spesso accompagnato da atmosfere noise.
Un disco breve (12 brani per soli 35 minuti) che benchè meno ambizioso e meno “completo” dell’ottimo Sunbathing Animals, sembra confermare come i due “leader” di questa band non stiano sbagliando un colpo oramai da molto tempo, trasformando il 2014 in un vero anno d’oro.
Caro Riccardo, se puoi, dai un’ascolto a questi ragazzi e fammi sapere che ne pensi. E scusa per non averti dato retta anni fa.
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