Francesco Amoroso per TRISTE©
Ogni album che abbiamo amato, di solito, è legato a un momento specifico della nostra esistenza, ne costituisce la colonna sonora. Ed è sempre emozionate poter ricordare quando abbiamo stretto tra le nostre braccia il primo grande amore, con in sottofondo (se siamo stati estremamente fortunati) gli Smiths, oppure l’esame universitario passato alla grande dopo aver studiato due mesi in compagnia di Sea Change di Beck, o quella sera che, un po’ brilli per il terzo aperitivo, abbiamo discusso fino a notte fonda dell’album con la banana dei Velvet Underground (e Nico) con i nostri migliori amici. O quel che vi pare. Questo accade di solito.
Poi ci sono alcuni album che, sarà per caso o per il loro essere così vicini al nostro sentire, riescono ad accompagnarci per anni e anni e rimanere legati a innumerevoli ricordi. Quegli album che ogni tanto sembra ci tornino in mente all’improvviso ma che, in realtà, sono sempre lì, a occupare un piccolo, recondito, spazio nella nostra mente (e, naturalmente, nel nostro capiente cuore) senza andarsene mai.
If You’re Feeling Sinister, il secondo album dei Belle and Sebastian (quello rosso) è, per me, uno di questi album.
Non me ne stupisco: sono decine le canzoni della band di Murdoch che, negli anni successivi alla mia adolescenza (o, per meglio dire, in quelli che la mia adolescenza l’hanno lungamente prolungata), mi hanno accompagnato. Ma If You’re Feeling Sinister è stato il primo e ha il pregio ai miei occhi di contenere sei o sette brani epocali.
Tra il 1995 e il 1996, assolto il mio dovere verso lo Stato (eh, sì il servizio militare, qualcuno ricorda cos’è?), inizio la mia prima esperienza lavorativa che mi porta a viaggiare moltissimo (niente aerei e viaggi intercontinentali, solo treni locali e auto per le strade di provincia: a ognuno la sua epica) e ad aggrapparmi sempre più alla musica per vincere la noia mortale che mi assale di frequente.
E’ solo grazie a un provvidenziale viaggio a Londra di un collega che riesco a mettere le mani sull’album rosso dei Belle And Sebastian: ne ho sentito parlare parecchio sulle riviste specializzate, ma non ho ancora sentito una nota.
– Dicembre 1996: The Stars Of Track And Field (per le strade della provincia pontina).
Basta inserire il cd nell’autoradio e ascoltare le prime note di The Stars Of Track And Field per ottenere la mia attenzione e il mio eterno amore: una voce timida e solitaria, il lento crescendo della chitarra acustica e poi, uno dopo l’altro, tutti gli altri strumenti che rendono quasi incalzante quella che è nata come una scarna melodia.
Viaggio, non ricordo dove, ma l’auto sembra volare (e io vado piano), le brutture delle strade di provincia scomparse, spero solo che la mia meta sia abbastanza lontana da permettermi di riascoltare quell’album all’infinito. If You’re Feeling Sinister è davvero un disco fuori dal tempo e in aperto contrasto con i tempi: ci sono i maestri del Britpop a sproloquiare di birds, booze and football, mentre Stuart Murdoch scrive canzoni su ragazze che trovano la vocazione (“Hilary went to the Catholic Church because she wanted information/The vicar, or whatever, took her to one side and gave her confirmation”), racconta storie di ragazzi timidi, di studenti in difficoltà, facendolo con toni letterari e candidi. Ho, finalmente, trovato un nuovo compagno di viaggio.
– Orsogna (CH) febbraio 1999. The Fox In The Snow.
La perfezione in una canzone. Una situazione che dura un attimo e svanisce. Un ricordo che si protrae nel tempo anche quando gli eventi successivi ne cancellano, in malo modo, i protagonisti. La neve fuori così alta da impedirci di aprire la porta. Il riscaldamento che non funziona. Un amore che nasce. Il silenzio che solo un paese ammantato di neve può regalare. E Stuart Murdoch che ti racconta di volpi affamate nella neve e di ragazze con le labbra blu dal freddo. “It only happens once a year/It only happens once a lifetime/Make the most of it”.
– Londra maggio 1999, Circle Line: Get Me Away From Here I’m Diying.
La Circle line, per i pochi che non lo sapessero, è l’unica linea della metropolitana di Londra che ha, appunto, un percorso circolare. Non arriva mai al capolinea. È questa, esattamente, la sensazione che provo in quei giorni a Londra, mentre credo di aver coronato il mio sogno di raggiungere la capitale della musica e, invece, mi sono solo lasciato alle spalle una vita da eterno adolescente e non poche situazioni irrisolte. Ogni mattina, per mesi, su quella linea della metropolitana, mi sembra di non avere alcuna via d’uscita. E, allora, ecco, spuntare nelle mie orecchie le note di Get Me Away From Here I’m Diying e Stuart che, ancora una volta, traduce in parole semplici i miei sentimenti: “Ooh! Get me away from here I’m dying/Play me a song to set me free”. E la libertà, la quiete che quella canzone (e le sue “sorelle”) mi regalano è il perfetto antidoto a una inutile e ingiustificata disperazione. Del resto la contrapposizione tra ricerca dell’eterna adolescenza e la dura realtà di un mondo adulto e ostile è il tema costante del disco (e di gran parte della produzione dei Belle And Sebastian).
– Roma dicembre 2008: The Boy Done Wrong Again.
“The boy done wrong again/Hang your head in shame and cry your life away”. Sono passati più di dodici anni dall’uscita dell’album rosso dei Belle And Sebastian eppure è ancora lui a venirmi in soccorso. Proprio mentre mi convinco che questa eterna adolescenza (insopportabile a lungo andare) sia giunta alla sua naturale conclusione, mi rendo conto che maturare, per davvero, è un compito arduo, soprattutto per chi, come me (ancora Hornby che ritorna) ha passato tutta la vita a farsi riempire le orecchie da canzoni pop. E sbagliare di nuovo diventa quasi un morboso piacere sapendo che ci sarà sempre una canzone a consolarti, a cullarti, a farti capire di non essere l’unico a fallire e commettere errori. “What is it I must do to pay for all my crimes?/What is it I must do?/I would do it all the time”.
Eppure arriva il momento in cui dire basta. Di guardarsi allo specchio e di ringraziare. Così, questo ultimo ricordo finisce bene e, adesso, riesco ad ascoltare If You’re Feeling Sinister senza (quasi) versare una lacrima. “All I wanted was to sing the saddest songs/If somebody sings along I will be happy now” dice Stuart alla fine di questa canzone.
Ecco. Adesso ho qualcuno con cui cantare anche le canzoni più tristi.
Pingback: Arab Strap – Philophobia | Indie Sunset in Rome
Pingback: (Make Me a) TRISTE© Mixtape Episode 1: Joni Île | Indie Sunset in Rome
Pingback: Belle And Sebastian – A Bit Of Previous | Indie Sunset in Rome
Pingback: Belle And Sebastian – Late Developers | Indie Sunset in Rome