Ultimamente ho un po’ di difficoltà nel trovare l’attacco per i pezzi. Ieri una amica/lettrice mi suggeriva di sfruttare maggiormente una delle mie più grandi doti: l’ipocondria.

In questo momento penso di avere dalle 3 alle 4 malattie mortali, ma provando una certa vergogna per queste mie fissazioni preferisco tacere. Posso però dirvi con una certa soddisfazione che sono riuscito a coprire, contemporaneamente, più o meno tutto il corpo.

Una cosa che riesce a distrarmi da questa concentrazione ossessiva su me stesso è sicuramente la musica. Ma ancora di più lo sono i live. Quindi, visto l’andazzo, questa nuova data delle serate di Unplugged in Monti sembra capitare al momento migliore.

Dagli States arrivano a Roma i Craft Spells di Justin Paul Vallesteros, con il loro indie-rock che tanto guarda al pop anni 80. In verità la band arriva direttamente in van dalla Finlandia, per un viaggio di due giorni che rende meno assurde le mie sortite con il “Marsigliese” per andare a comprare il pane a Vinca.

In cinque sul palco, la band “riempie” il salotto del Black Market sia dal punto di vista fisico che da quello sonoro, pescando pezzi sia dal lavoro più recente (Nausea, 2014) che dai dischi passati.

La band mostra di fronteggiare la stanchezza del lungo viaggio così come le insidie del “forte” vino italiano (forse queste un po’ meno), consegnandoci un buon live alternando momenti più impastati e lo-fi a ritornelli super-catchy, come per esempio nella bellissima Scandinavian Crush.

“If not tomorrow, when will it be? When can I see you, please?” è un po’ quello che normalmente chiedo ai vari medici che consulto per le mie presunte malattie. Ma per una sera, anche grazie ai Craft Spells, ho messo da parte un po’ di ansie.