Marica Notte per TRISTE©
Ci sono momenti nella vita in cui si ha la sensazione di non aver nulla da dire in merito a niente, come se tutto potesse accadere senza la minima importanza. Questo non perché si è profondamente indifferenti al mondo dei fenomeni ma perché semplicemente ci si sente lontani. Ci si sente alla giusta distanza che serve per non allontanarsi troppo, per non perdere troppo tempo nel voler ritornare indietro.
Ci sono stati, e con molta probabilità continueranno a esserci, momenti della mia vita in cui cerco il punto di prospettiva migliore per osservare il dinamismo degli eventi, di ciò che accade senza voler elaborare alcuna opinione in merito.
Questo comportamento il più delle volte viene tradotto dai più come una povertà di spirito, ma credo che non ci sia nulla di povero nel voler giudicare prima di ragionare (e contare fino a dieci a volte non basta).
Quando non c’è molto da portare a galla allora è meglio tacere. È meglio prendersi dei minuti, e se non sono sufficienti ci sono sempre le ore e i giorni.
Come quando si cammina senza scopo perché non si vuole avere nessun punto di arrivo specifico, ma si desidera creare, passo dopo passo, infinite destinazioni possibili portandosi dietro qualche grammo in più di beata spensieratezza. La direzione a volte è un’illusione di equilibrio.
A volte cammino senza voler saper dove andare e mi faccio guidare dall’ispirazione, dal caso, dal movimento continuo ma non omogeneo delle cose fuori di me, dagli odori e dalla musica (ma solo di quella a metà tra la gioia e la tristezza, tra il dolce e l’amaro).
La musica di Tiny Ruins è a metà.
Di Tiny Ruins, all’anagrafe neozelandese Hollie Fullbrook, già ve ne avevamo parlato un po’ di tempo fa (per un breve ripasso leggete qui) ma il suo ultimo lavoro discografico Hurtling Through (Novembre 2015) non può passare inosservato.
Hollie Fullbrook, con la collaborazione di Hamish Kilgour, dà nuovamente prova delle capacità che un artista deve possedere per essere qualificato come tale. In lei si possono notare (o meglio udire) il senso misurato delle note che entrano in delicata sintonia con la lirica (alcune volte si ha la sensazione che le parole si appoggino sui suoni), in particolar modo in Hurtling Through, King’s County e in Little Did I Know.
Tra i setti brani troviamo anche due adattamenti poetici Tread Softly e Wandering Aengus (autore W. B. Yeats) che danno l’impressione di essere nati direttamente dalla penna e dalla voce della Fullbrook, e che definire meravigliosi non è abbastanza.
La semplicità, degna alleata dell’eleganza, può richiedere tanto lavoro oppure può venire naturale, e nel caso di Hollie Fullbrook, si può pensare più a un dono che un giorno le fu dato e che con il tempo e con la dovuta cura riesce a custodire e soprattutto a condividere con altre persone (e di questo possiamo esserne grati).
In Tiny Ruins i piccoli rumori sono dei brevi capolavori musicali dei quali non ci si stanca mai e che classificare come folk sarebbe un po’ riduttivo.
P.s Buona passeggiata a tutti (in caso vi doveste smarrire non usate Google Maps)
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