Chi di noi – anche per una sola volta – non ha immaginato di vivere in un altro periodo storico-musicale che non sia quello in cui viviamo?
Io, per esempio, ho spesso immaginato di vivere a cavallo tra i 70′ e gli 80′, gli anni della disco dei bee gees, donna summer, gloria gaynor (per citarne qualcuno) ma anche gli anni in cui il rock non sarebbe stato più lo stesso.
Gli anni in cui nascevano i Cure, i Joy Division, i Bauhaus.
In quegli anni perfino i Rolling Stones pubblicarono un singolo (MIss You) che si allontanava moltissimo da quello che avevano suonato fino ad allora.
Qualcosa nell’aria stava cambiando. I sintetizzatori stavano per dominare il mondo, e qualcuno se ne era accorto.
Allinizio degli anni 80 nasceva la new wave, e da ogni angolo del globo spuntavano fuori le band che da li a poco avrebbero influenzato in maniera devastante la musica contemporanea (nel senso buono della cosa) e rivoluzionato il concetto di rock.
Se oggi la musica è così piacevolmente imbastardita, è solo merito di quegli anni.
A subirne l’effetto “oggi” nessuno escluso, neanche i canadesi Timber Timbre, che a tre anni dal tanto acclamato Hot Dreams, edita Sincerely, Future Pollution, dando una rinfrescata al proprio suond fatto di chitarre stracariche di riverbero, aggiungendo qua e la qualche campionatura, pur mantenedo l’anima Gothic-Folk che li contraddistingue.
Anche le tematiche, che fino a qualche disco fa sembravano incentrate sul paranormale, adesso vengono influenzate dal periodo storico-sociale che li accompagna durante tutta la scrittura del disco. La nuova presidenza, la xenofobia, la corruzione, la paura.
Sincerely, Future Pollution suona come molte cose che conosciamo già, forse per via della contamizione di cui parlavo giusto un paio di righe sopra, spaziando dal glam (Grifting, Western Questions) alle atmosfere alla NIck Cave (Velvet Gloves, Sincerely, Future Pollution, Floating Cathedral) ed echeggiando a brani di lynchniana inquietudine (Sewer Blues).
Un lavoro che di certo non discpiacera (a parer di Taylor Kirk) a chi come me ama ondeggiare e far finta di ballare.
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